11.6 C
Campobasso
venerdì, Aprile 26, 2024

Alzheimer, il dramma di pazienti e famiglie

AttualitàAlzheimer, il dramma di pazienti e famiglie

di MINO DENTIZZI

I sempre più frequenti episodi di cronaca anche  locale di anziani affetti da demenza che non ritrovano più la strada di casa, che testimoniano la diffusione di tale malattia ed, inoltre,  l’ennesima rimostranza da parte di un familiare a causa della lettera di risposta alla richiesta di indennità di accompagnamento ricevuta dall’Inps che sentenziava: ‘Esito negativo’, mi spingono a riportare nuovamente l’attenzione sui diritti dei malati affetti da Alzheimer.

I familiari si lamentano tutti delle stesse cose: “I vari specialisti che abbiamo consultato e che hanno certificato la gravità della malattia (neurologi, psichiatri, geriatri), affermano che i presupposti per ottenere l’indennità di accompagnamento ci sono e che chiunque sarebbe in grado di recepire che una persona in queste condizioni non può, ne deve, rimanere da sola perché può essere inconsciamente pericolosa per se e per gli altri” oppure “ la commissione medica di accertamento ha posto solo due domande al paziente e in quei due minuti ha scritto qualche parolina che l’Inps ha pensato bene di interpretare a modo suo ovvero: ‘si ma non è poi cosi grave, cammina ancora da sola e riesce anche a mangiare senza aiuto’.”

La valutazione della perdita di autonomia causata dal deterioramento cognitivo ha, da sempre, larghi margini di discrezionalità, legati alla bassa “sensibilità” delle misurazioni in uso, alla scarsa “attenzione” delle commissioni e, purtroppo, al pregiudizio dal quale partono talvolta le procedure di accertamento dell’invalidità (la giusta lotta ai falsi invalidi, penalizza spesso gli invalidi veri …).
Se viene negata l’indennità di accompagnamento, e la famiglia invece è ben certa che il paziente ne abbia diritto, essa dovrà necessariamente assumere un legale e fare opposizione per via giuridica alla decisione, con un costo talmente elevato, tanto economico che di tempo, da mettere in discussione l’equità della intera procedura e, soprattutto, del suo esito.

Per un beneficio di poco più di 500 euro al mese, che nella maggior parte dei casi aiuta la famiglia nel pagamento della badante, bisogna spendere 8/10 volte tanto, solo per tentare di raggiungere l’obiettivo, senza alcuna garanzia di riuscirci. Quante famiglie hanno la capacità di affrontare ulteriori spese e di impegnarsi in un percorso così lungo e complicato?
Le famiglie non hanno alternative: se non riescono ad assistere il malato al domicilio (24 ore al giorno di assistenza impegnativa, faticosa, spesso dolorosa), devono rivolgersi alle strutture di assistenza residenziale, i cui costi sono sempre più inarrivabili per una famiglia “normale”.
Per tutte queste ragioni è urgente  assumere iniziative per trovare soluzioni più ragionevoli che evitino di far ricadere tutto ciò su pazienti e familiari già così duramente colpiti.

Ultime Notizie