8.8 C
Campobasso
sabato, Aprile 27, 2024

Isernia. Sit in di protesta del Comitato Bene Comune Veneziale: ecco come stanno uccidendo la sanità pubblica

AttualitàIsernia. Sit in di protesta del Comitato Bene Comune Veneziale: ecco come stanno uccidendo la sanità pubblica

Impiegare lo stesso personale per far funzionare sia il pronto soccorso di Isernia sia quello di Venafro è una mossa suicida: significherebbe mettere nuovamente in serie difficoltà quello del Veneziale, dove si è raggiunto un pur precario equilibrio nel gestire circa 2000 malati al mese. Ma non solo: questa mossa non porterebbe benefici a quello del Santissimo Rosario. Sono queste alcune delle motivazioni che hanno spinto i rappresentati del Comitato Bene comune del Veneziale a organizzare un sit-in di protesta all’ingresso dell’ospedale del capoluogo. In realtà la questione va ben oltre il pronto soccorso. Per il comitato si è di fronte a un disegno ben preciso, che intende distruggere il servizio pubblico. Per spiegare più a fondo le ragioni della protesta, per sensibilizzare l’opinione pubblica, sono stati distribuiti anche dei volantini: «Ancora una volta ci riprovano. Nel pronto soccorso di Isernia – si legge in una nota – si curano mediamente 1000 malati ogni 15 giorni. La dirigenza aziendale ora pretenderebbe di sposatre medici da Isernia nel pronto soccorso di Venafro, dove l’afflusso di pazienti è notevolmente più ridotto. Inoltre il pronto soccorso di Venafro è pericoloso per i pazienti essendo quell’ospedale rivo di chirurgia, pediatria e ostetricia e ginecologia. Non esiste reperibilità cardiologica, un solo radiologo non può assicurare il servizio sulle 24 ore per 365 giorni l’anno e la rianimazione è assicurata non con una presenza fissa in ospedale ma con la reperibilità. Chi ha frequentato il pronto soccorso di Isernia si sarà reso conto delle difficoltà con cui pur tuttavia si risponde alle esigenze dei pazienti: il voler costringere i medici di Isernia ad andare a Venafro, significa volere non far più funzionare quel servizio. Anche questo gesto va nella direzione di distruggere il servizio pubblico per privatizzare il sistema. Si vuole probabilmente punire chi si batte per mantenere la salute come bene comune e non trasformarla in merce. Noi non ci fermeremo e speriamo che gli utenti, che sono i nostri veri azionisti, saranno con noi in questa lotta».

Ultime Notizie