di GIOVANNI di TOTA
Come quando manca il sale e si bussa alla porta del vicino. Il fatto è che stavolta il vicino è la Cattolica e quello che manca al Cardarelli non è il sale.
Un’atmosfera di rassegnazione, di resa incondizionata quella che si respira nei corridoi del maggiore ospedale della regione. Gli sguardi di medici e infermieri si incrociano e le braccia si allargano: come a dire: cos’altro può accadere.
Le ditte che forniscono quelli che in famiglia potrebbero chiamarsi beni di prima necessità hanno chiuso i rubinetti e ora al Cardarelli manca di tutto. Siringhe, cateteri, lacci emostatici, garze, fiale. Materiale quotidiano ridotto all’osso. Ora le aziende hanno intrapreso una battaglia con l’Asrem che senza una ragione apparente non paga da un anno.
Decine di milioni di euro di presidi medici forniti all’ospedale, con tanto di fatture, che non vengono erogati. La risposta delle ditte è stata duplice: decreti ingiuntivi e blocco delle forniture. In alcuni casi, i decreti sono stati impugnati dall’azienda sanitaria e contestati. Stando a quello che trapela da via Petrella, sarebbero stati anche nominati avvocati di fuori regione per cominciare una battaglia legale che costerà decine, forse centinaia, di migliaia di euro. Dagli uffici dell’Asrem, alcuni funzionari che vogliono restare dietro le quinte, hanno raccontato tutto il loro stupore per ciò che sta accadendo. Una situazione paradossale, dicono, che nessuno di noi riesce a spiegarsi.
Intanto, a Tappino, camici bianchi fanno la spola con la Fondazione Giovanni Paolo II. Bussano e chiedono ciò che può servire. Come il sale del vicino. Ma quanto può durare, si domandano quelli del Cardarelli che bussano e quelli della Cattolica che aprono.
