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venerdì, Aprile 26, 2024

Il ballo del Gattopardo. Politica e riduzione dei costi: cambiare tutto per non cambiare nulla

AperturaIl ballo del Gattopardo. Politica e riduzione dei costi: cambiare tutto per non cambiare nulla

di PASQUALE DI BELLO

La legge regionale destinata a tagliare i costi della politica suscita molti dubbi e perplessità. Il testo licenziato dalla prima commissione consiliare modifica ben poco rispetto al passato. Le indennità dei presidenti della Regione e del Consiglio regionale continuano a superare i tredicimila euro e quelle dei consiglieri undicimila. Tutto questo mentre in Molise, come in Italia, aumenta vertiginosamente il livello di povertà.

Dopo che l’ex presidente della Giunta Marcello Veneziale aveva annunciato l’arrivo degli apache e il possibile commissariamento della Regione, l’attuale capo dell’esecutivo, Paolo di Laura Frattura, e il presidente del Consiglio regionale, Vincenzo Niro, sono corsi ai ripari e, al grido di “Oh Susanna!”, hanno presentato al galoppo la proposta di legge in materia di riduzione dei costi della politica. Col voto favorevole di Francesco Totaro, Cristiano Di Pietro e Nunzia Lattazio e con le astensioni di Nicola Cavaliere e Salvatore Micone, la proposta è stata licenziata dalla prima commissione consiliare ed è pronta al vaglio dell’aula. L’unica voce di aperto dissenso che si è levata è quella del Movimento 5 Stelle che, pur non facendo parte della commissione che ha esaminato il testo, non ha mancato di contestarne la corrispondenza allo scopo imposto dal decreto 174 del 2012 quello, per capirci, di un taglio radicale ai costi complessivi della politica, intesa in ogni sua articolazione.

Ad una prima lettura, in effetti, non si può tacere di come il testo licenziato non corrisponda minimamente alle intenzioni del legislatore nazionale. Siamo in presenza di una legge gattopardesca che, nel tentativo di cambiare tutto, alla fine non cambia nulla. Come nella migliore tradizione del principe Salina, mirabilmente narrata nel capolavoro letterario di Giuseppe Tomasi di Lampedusa. Ma lasciamo perdere i riferimenti letterari e andiamo al pratico. Non cambia nulla (o quasi) perché, detto alle spicce, lorsignori continueranno a percepire né più né meno quello che hanno sempre percepito: oltre tredicimila euro mensili lordi per i presidenti di Giunta e Consiglio e oltre undicimila euro di base per i consiglieri regionali. A questi ultimi, poi, andranno sommate altre indennità legate al ruolo ricoperto all’interno dell’Istituzione: capogruppo, componente dell’Ufficio di presidenza, presidente di Commissione e via enumerando. Insomma, la cotoletta larga era e larga resta. Quello che c’è da chiarire è la vigenza o meno della norma ex articolo 7, quella legata alla finanziaria 2002, che assegna altri duemila e rotti euro mensili a ciascun consigliere, soldi sottratti all’obbligo di rendicontazione. E’, per capirci, la cosiddetta norma portaborse: un codicillo che spesso in molti hanno usato per mettersi in tasca direttamente altri quattrini. In questo caso, per capirci ancora, lorsignori la borsa se la sono portata da soli e ben più pesante.

I nomi di Frattura e Niro, va detto per chiarezza, sono quelli apposti in calce alla legge ma, in realtà, ci troviamo dinanzi ad un testo che, riadattato al caso Molise, proviene da un stesura base della Conferenza  delle Regioni (e cioè di tutte le Regioni) a cui hanno rimesso mano oscuri burocrati regionali. Dentro c’è di tutto, dalle indennità, all’assegno di fine mandato, ai vitalizi, al finanziamento ai Gruppi regionali.

Quello che inquieta, nel leggere questo tipo di leggi (che sono identiche in ogni regione), è la cortina fumogena che spigionano, un nebbione semantico che stordisce e ingabbia, un lessico volutamente catacombale che dice e nasconde. Ne volete un esempio? Prendiamo l’entità del trattamento economico di presidenti, assessori e consiglieri: nulla è detto di chiaro nella legge, tranne che esso “non può eccedere complessivamente l’importo mensile riconosciuto dalla regione più virtuosa come individuata ai sensi del decreto 174/2012”. Volete un altro esempio di fumisteria? In questo caso non riguarda lorsignori ma il sottogoverno che dipende da questi ultimi. Ebbene, in relazione alle società partecipate e controllate dalla Regione e in relazione ai compensi dei relativi Consigli di amministrazione, la proposta di legge non dice quant’è ma si limita a statuire che esso non superi il “trattamento economico del primo Presidente della corte di Cassazione”. Cioè? Presto detto, oltre trecentomila euro all’anno. Lordi, chiaramente, come lorsignori tendono a sottolineare con enfasi ogni volta che si parla di quattrini.

Detto questo, ci auguriamo che il testo subisca una radicale modifica in aula, anche se su questa prospettiva non scommetteremmo un centesimo visto il principio di autoconservazione della casta. Ad esempio, una proposta interessante sarebbe quella di commisurare l’indennità complessiva alla precedente retribuzione del consigliere regionale. In che modo? Partendo da ciò che si faceva prima, garantendo così a tutti il medesimo tenore di vita. Primario, avvocato, operaio, artigiano, geometra, ragioniere, contadino, barbiere e via dicendo: ad ognuno, di base, dovrà essere garantita la medesima retribuzione legata alla precedente attività. Precedente rispetto a quella politica. E’ chiaro che questo discorso metterebbe in ginocchio una categoria in particolare, quella dei politici di professione. Quelli, cioè, che prima della politica non hanno mai fatto nulla e che quindi con la politica ci campano. Ma è proprio di questi che non abbiamo bisogno ed è proprio per questi, purtroppo, che vengono partorite certe leggi.

Poscritto. La proposta di legge prevede anche una norma interessantissima, quella sul divieto di cumulo delle indennità. Si dice che il trattamento economico non può essere cumulato, tra le altre cose, con le “medaglie”. Noi non sapevamo che a lorsignori spettassero anche certi riconoscimenti, ma ne siamo lieti, tanto è vero che ne vorremmo proporre una, magari al posto di certe laute indennità, e magari di bronzo che, in certi casi, ci pare la lega più indicata.

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