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venerdì, Aprile 26, 2024

Campobasso dimentica Marotta

CulturaCampobasso dimentica Marotta

“Sono partito da Campobasso a 13 anni su un camion di patate, perchè volevo andare a vedere i quadri di De Chirico”. Gino Marotta amava ricordare questo episiodio, che è la sintesi del suo amore per l’arte, quel viaggio che lo portò adolescente a Roma, dove si formò, conobbe De Chirico e riuscì a farsi strada nel mondo della scultura. La Galleria Nazionale di arte moderna, nella capitale, è stato uno dei luoghi di formazione dell’artista campobassano, scomparso a novembre e lì adesso sono esposte diverse sue opere, dal 6 ottobre. Un po’ una summa della sua produzione, in una sorta di mostra non mostra, un percorso concettuale: Le relazioni pericolose, in cui la parola d’ordine è interazione, con i visitatori e la stessa galleria, i suoi dipinti e le sculture, come ci ha spiegato una delle curatrici dell’esposizione, Angelandreina Rorro insieme a Laura Cherubini. “Gino Marotta si commuoveva venendo qui e guardando le produzioni dei suoi maestri e amici De Chirico, Giacometti, Fontana e quindi per lui era un onore esporre tra le loro opere. Ecco come è nata l’idea di esporre tra questi grandi, in una sorta di dialogo, fusione e simbiosi con loro e con la gente che guarda, osserva, assorbe emozioni e immagini”

Colpisce subito, questa interazione. Già all’ingesso del museo, dove un fulmine in metracrilato troneggia sul pavimento in vetro incrinato di Pirri, con le statue neoclassiche che vi galleggiano sopra. Nella prima sala, tra i quadri di Burri e Fontana e le sculture, passeggiano quasi i dromedari, sempre in metacrilato e lo struzzo di Marotta. Poi un vortice di luce si espande quasi, tra i dipinti di Van Gogh e Giacomo Balla, mentre di fronte c’è Klimt. La foresta di menta, opera del 1968, omaggio alla storica direttrice Palma Bucarelli, che si può attraversare, sorseggiando un liquore alla menta. C’è il cubo animale, nell’area euclidea, richiamo geometrico e mitologico con il grande De Chirico, un’oasi di pace, un giardino di animali e piante nell’area della guerra, tra i colori e le immagini forti di Guttuso e di Dottori

Una pantera nera, un rinoceronte e altre piante nell’area dell’ombra, a guardia quasi di opere ed entrate e i fenicotteri ostaggi  rivolti verso uno specchio d’arte o un quadro con spine di acacia. Un’espressione virtuale del tempo al centro di una stanza postmoderna. La mostra percorso rimarrà aperta fino al 27 gennaio ed è stata inaugurata il 6 ottobre. Il 16 novembre Marottà è morto.

Marotta e la sua arte sono sintetizzate nel contesto della galleria. Angelandreina Rorro ha poi lanciato un appello ai molisani, per realizzare una mostra nella regione dell’artista di Campobasso e si è detta prota a collaborare.

Noi ricordiamo che un’opera di Marotta è in villa dei Cannoni, proprio a Campobasso e più che un omaggio è il segno di quanto la città e la sua amministrazione tengano a uno degli artisti più importanti del 900. e auno dei suoi figli più illustri.

E’ infatti piena di scritte, sporca, sopra vi vengono affisse locandine o attaccati adesivi. E nessuno fa nulla. Il degrado della cultura e dell’arte. Un irrispettoso ricordo di un grandissimo. Una situazione che perdura da anni. E l’amministrazione che fa?

 

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