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sabato, Aprile 27, 2024

Larino, l’Amministrazione evita in extremis il dissesto finanziario, ma la situazione economica dell’Ente resta critica

AperturaLarino, l’Amministrazione evita in extremis il dissesto finanziario, ma la situazione economica dell’Ente resta critica

Di Michele Mignogna

 

La seconda città del basso Molise, Larino, versa in una situazione economica a dir poco drammatica, un debito fuori bilancio di oltre due milioni di euro rischia di decretare il fallimento dell’Ente, che nonostante l’ottimismo mostrato dal Sindaco Guglielmo Giardino, dovranno essere pagati alla famiglia Carnevale Caprice per un esproprio di alcuni terreni della zona per gli insediamenti produttivi. L’esproprio effettuato oltre trent’ anni fa non è mai stato pagato, fino ad oggi che ben due sentenze della Suprema Corte di Cassazione hanno imposto al Comune di saldare, diciotto ettari di terreni, tutt’oggi inutilizzati, pagati nel corso degli anni, tra spese giudiziari e risarcimenti ai proprietari oltre dieci miliardi delle vecchie lire, un chiaro esempio di mala gestione amministrativa trascinata negli anni e che oggi pesano come un macigno sulle spalle dei larinesi. Ma la spending review del governo Monti c’entra poco in questo caso.

 

Diciotto ettari di terreno espropriati circa trent’anni fa e mai pagati ai proprietari, a oggi costano alle tasche dei larinesi la bellezza di cinque milioni di euro, oltre dieci miliardi di vecchie lire e che sono completamente inutilizzati, una storia questa che evidenzia come la politica larinese nel corso degli anni non ha fatto altro che privilegiare interessi privati di imprese e progettisti, a scapito dei proprietari dei terreni che ha espropriato, e soprattutto, a scapito dei cittadini che nei prossimi due anni dovranno pagare più tasse per coprire un debito creato da altri e mai onorato. La storia nasce negli ormai lontani anni ottanta, quando grazie ad alcune leggi nazionali, soprattutto nel Sud della Penisola, le amministrazioni locali potevano finanziare delle aree dedicate agli insediamenti produttivi, le cosi dette aree PIP, infatti allora quasi ogni Comune anche del Molise, ha costruito la sua zona PIP, con il risultato che a distanza di trent’anni sono poche le imprese che vi lavorano, oppure, e l’esempio più paradossale è proprio Larino, dove in quei terreni non c’è una sola fabbrica funzionante, solo capannoni abbandonati, e infrastrutture decadenti, mentre i progettisti e le imprese che hanno realizzato, o fatto finta di realizzare, i lavori sono state lautamente ricompensati, tranne alcuni proprietari di terreni che se li sono visti espropriare e che però non hanno mai ricevuto nessun compenso, stabilito per legge, come pagamento dell’esproprio, una di queste famiglie è quella dei Carnevale Caprice. La famiglia in questione, dopo una lunghissima battaglia giudiziaria, conclusa nei mesi scorsi si è vista, finalmente, riconoscere il diritto ad essere pagati e la comunità larinese ora dovrà sborsare per quei terreni e per gli errori commessi dai politici e dagli amministratori dell’epoca la bellezza di oltre cinque milioni delle vecchie lire, tra risarcimento ai proprietari e spese giudiziarie, spese che il Comune essendo stato condannato deve pagare agli avvocati. Insomma cinque miliardi buttati letteralmente al vento e che i larinesi dovranno ripagare con l’aumento dell’IMU sulla seconda casa e l’aumento dell’IRAP per le imprese, in questo modo il Comune dovrebbe riuscire a pagare tutto. Il problema però è che per ora di soldi in cassa, utilizzabili immediatamente non ce ne sono, devono aspettare che la regione faccia dei trasferimenti di vecchi debiti, cosi come i Comuni appartenenti all’Ambito Sociale di Zona, devono al Comune di Larino un po’ di soldini, ma sono tutte soluzioni che devono arrivare, a oggi invece, per evitare la dichiarazione del dissesto finanziario dell’ente, l’unica cosa che hanno fatto è stata quella di cercare un accordo con i proprietari dei terreni, che hanno accettato il pagamento in tre rate, a partire dal prossimo mese di febbraio. Una situazione paradossale si diceva perché, com’è noto, in quella zona in tutti questi anni sono state pochissime, tre o quattro in tutto, le aziende che hanno costruito lì i loro capannoni, ma che oggi, sono vuoti, deserti e senza soluzioni per il futuro. Inoltre tutto questo ha determinato per la città di Larino, il blocco di fatto, delle opere pubbliche, come i lavori per la realizzazione degli impianti sportivi fermi, ma soprattutto determina l’impossibilità per i prossimi anni, di poter programmare in maniera adegiata, gli interventi di sviluppo territoriale.

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