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sabato, Aprile 27, 2024

Metanodotto Larino-Chieti: le ragioni del no. I comitati sperano nel Ministero all’Ambiente e in Mattarella

AttualitàMetanodotto Larino-Chieti: le ragioni del no. I comitati sperano nel Ministero all'Ambiente e in Mattarella

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Un progetto inutile e dannoso per il territorio, che i comitati sperano ancora di poter fermare, ma che purtroppo ha già avuto l’autorizzazione. Si tratta del gasdotto Larino-Chieti, un’opera lunga 111 chilometri e che per la Gasdotti Italia che la realizzerà, servirà a migliorare il servizio di distribuzione del gas sulla costa adriatica. Secondo invece i comitati e gli ambientalisti da sempre critici, si tratta di un progetto che ha ancora molti lati oscuri e che in realtà fa parte di un più ampio piano che prevede la realizzazione di nuovi metanodotti e centri di stoccaggio, tra cui quello del Sinarca, che in sé nasconde un rischio molto elevato di incidente rilevante, considerando anche la natura sismica del territorio. Se ne è parlato a Larino, durante un incontro organizzato dal consigliere comunale di minoranza Franco Rainone, insieme al Comitato ‘I discoli del Sinarca’, al coordinamento ‘No Hub del gas’ Abruzzo e quello Trivelle Zero Molise. Si è ricostruita la storia del progetto, che dopo diverse battaglie anche del Movimento Cinque Stelle, è stato approvato a sorpresa, invece, proprio dal Ministro Luigi Di Maio, lo scorso giugno. 111 chilometri che interessano 19 comuni dell’Abruzzo e 7 del Molise, tra cui oltre a Larino, anche Guglionesi, Palata, Montecilfone, Tavenna, Mafalda e Montenero di Bisaccia. Peri i Comuni che hanno approvato il progetto è stato previsto un ristoro di 50 mila euro da parte della Gasdotti. A Montenero i primi scavi sono stati interrotti dalla scoperta di una necropoli del settimo secolo avanti Cristo, presa ora in consegna dalla Sovrintendenza. Ma secondo Riccardo Vaccaro, del comitato ‘I discoli del Sinarca’ si tratta di un’opera inutile, perché in Italia i consumi di gas sono in costante diminuzione, e dannosa per il territorio sia dal punto di vista ambientale, che dal quello del rischio sismico in una zona dove ad agosto si è aperta una nuova faglia. Un progetto, poi, secondo il comitato che mira a trasformare l’Italia in una piattaforma logistica per il trasporto del gas nel Nord Europa e che assoggetterà i territori coinvolti a grandi servitù di passaggio. Il Comitato ora spera nel Ministero dell’Ambiente che sta valutando di sottoporre a valutazione ambientale strategica il progetto definitivo, ma nello stesso tempo sta sensibilizzando i comuni a chiedere una revoca della delibera in autotutela e preparando, in ultimo, un ricorso contro il progetto, da presentare al presidente della Repubblica.

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