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sabato, Aprile 27, 2024

Speciale Abruzzo/ “Non solo monete”

AttualitàSpeciale Abruzzo/ "Non solo monete"

di MANUELA PETESCIA

La decisione di optare per il senato, presa di recente e, lasciatecelo dire, finalmente, da Luciano D’Alfonso – con 5 mesi di ritardo rispetto alle elezioni – sgombera il campo da una situazione politica che si era fatta insostenibile, e allo stesso tempo apre una riflessione sul potere in sé e sui doppi incarichi che non di rado e grazie a una serie di piccoli escamotage si riuniscono nelle mani di una sola persona.
L’argomentazione principale di D’Alfonso, quella di non aver percepito il doppio compenso di Presidente della regione Abruzzo e senatore della repubblica italiana, è apparsa sin dall’inizio inconsistente e demagogica.
La retribuzione, nel mondo della politica, non è fatta solo di denaro, bonifici, emolumenti, conti in banca.
La retribuzione è nel potere, nella carica stessa che si ricopre, tanto più se quella carica è rivestita in modo ingiusto, in palese contrasto – se non giuridico morale – con la norma dettata senza possibilità di equivoco dall’articolo 122 della Costituzione: «Nessuno può appartenere contemporaneamente a un Consiglio o a una Giunta regionale e ad una delle Camere del Parlamento».
La retribuzione è nei vantaggi conservati, nel diritto di incidere sulla data delle elezioni, − con il centrosinistra che vorrebbe ritardare quanto più possibile quella data, magari fino alla prossima primavera – nell’aver modo di preparare il terreno da una posizione di vantaggio.
Perché da una posizione di vantaggio di quella portata – riunire in un’unica persona la carica di presidente e senatore – è possibile:
• tessere accordi e alleanze strategiche;
• dirigere team qualificati di persone;
• disporre di risorse umane e materiali su vasta scala;
• piegare un imponente apparato burocratico e organizzativo ad esigenze politiche. Insomma il potere È, esso stesso, una retribuzione.

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