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venerdì, Aprile 26, 2024

L’Italia col PD.0

EditorialiL'Italia col PD.0

di ADELE FRARACCI

Sul piano storico, indiscutibilmente prioritario e fondante per un cittadino è il dato nazionale rispetto a quello locale. E allora tralasciando al momento la realtà regionale, la quale in Molise proietta in lotte tra ‘bande’ tese a perpetrare o riconquistare il potere, a cui specularmente corrispondono, almeno in parte, elettori che votano per interessi personali confidando, cioè , nell’utile individuale che i propri amici potenti , soprattutto sotto elezione, elargiscono o promettono di offrire, bisogna porre attenzione al dato nazionale per riflettere e indirizzare la propria partecipazione alla vita democratica del Paese e, conseguentemente, prendere poi decisioni anche per quel che concerne il versante regionale. Il quadro italiano, al momento, risulta il seguente: i ‘populismi’ pittoreschi alla Salvini sono fortunatamente minoritari; il centrodestra è spaccato e senza un leader compattante e trainante, tanto che il più forte risulta ancora Berlusconi, vecchio e usurato dagli oltre 20 anni di potere; la sinistra è divisissima, finanche in movimenti che appaiono ‘di nicchia’, concetto- limite e paradossale in politica, tanto che resta nevralgico, nonostante gli strappi e le scissioni, il PD; il movimento 5 stelle lievita in termini di consensi tanto che secondo alcuni commentatori, anche in relazione ai sondaggi, sembra essere oggi il primo partito della Repubblica. Nonostante alcune inadeguatezze, legate: alla sua stessa genesi, propendente come è noto a catalizzare il malcontento generale, sapendo sfruttarne le pulsioni irrazionali finanche espandendole e pilotandole; alla gestione monocratica, controllata e diretta da una cabina di regia chiusa, sin qui, a relazioni e compromessi; agli scandali interni, come il caso romano, reso vieppiu’ eclatante dai media nazionali, il movimento 5 stelle gode di consenso soprattuto grazie al maculato quadro generale sopra descritto, grazie cioè alla pochezza della classe politica italiana, quella stessa che si fregia di essere superiore senza darne prova concreta, quella così mediocre da esprimere leader i più inadeguati, farlocchi, inverosimili della storia repubblicana. Quegli ‘uomini nuovi’ , avvicendatisi nella cosiddetta seconda repubblica, che si sono presentati sotto vesti rivoluzionarie e originali, come ad esempio i secessionisti della prima ora alla Bossi , poi ravvedutisi appena si sono seduti sulle poltrone romane e ne hanno provato la comodità, tanto da far passare repentinamente di moda lo slogan ‘Roma ladrona’; oppure come i neoliberisti alla Berlusconi, anch’essi ammaliati da Roma e desti nel fiuto degli affari coi soldi pubblici e che nel loro confliggere e convergere con il centrosinistra hanno concorso a condurre all’odierno punto 0, all’attuale quadro maculato e scomposto. Come ricomporre il quadro? È opportuno sottolineare che, dopo anni, l’opinione pubblica ha familiarizzato con i pentastellati, che nel cittadino medio non incutono più grandi sospetti. I grillini, in tante occasioni, hanno dato prova di buona volontà e in alcuni casi hanno fatto riconoscere capacità politica. La fase di esordio, quella cioè dell’ondata di antipolitica da loro stessi partorita, è, nel divenire storico, ormai tramontata. Ciò spiega, appunto, le ragioni per le quali i cittadini italiani non nutrano più sospetto nei loro confronti, anche nel caso dovessero acquisire responsabilità dirette di governo. Paura e sospetto che invece nei loro confronti nutrono eccome i politici di professione, i quali avvertono i grillini come il nemico interno, che disvela una realtà: si può lavorare e pure bene nei palazzi del potere percependo assai meno degli emolumenti standard, autentici privilegi, riservati alla casta!!!! Una casta che si caratterizza tra l’altro per fenomeno di assenteismo e troppo spesso per incapacità politica, bastino come esempi: l’ eliminazione delle Province e la riforma elettorale dell’Italicum, oggi carta straccia data la vittoria del no al referendum costituzionale. Fortunatamente carta straccia, ma che ha provocato, al contempo , effetti concretamente nocivi ai cittadini ( si pensi anche nel Molise alle ripercussioni in materia di strade o di scuole); costoro hanno, dunque, lavorato inutilmente, e anzi negativamente, evidentemente perché sotto dosi di allucinogeni naturali: essere abbagliati dal proprio sconfinato ego, dalla narcisistica vanità, che li ha scollegati dalla realtà, da quel Paese reale che ha mostrato di nutrire, ne’ poteva essere diversamente, fiducia più nella Costituzione che nelle loro infelici e trasversali riforme. Sicche’ di fronte alla incapacità manifestata, un qualunque grillino può per gli Italiani valere un Alfano , anzi un grillino può valere un Alfano, un Verdini e un Renzi messi assieme. Ecco, appunto, Renzi. Oggi a sinistra il punto 0 può essere superato solo se si lascia lì, a quel punto, Renzi. Il PD, che pare sia il secondo partito della Nazione, dovrebbe saper dare un segnale minimo di discontinuità per poter tornare a essere il primo o quantomeno per recuperare la fiducia dei suoi elettori, quelli che hanno votato no al referendum costituzionale o non hanno digerito la puerile presunzione di un leader eterodiretto ma autoreferenziale, arrogante finanche nel fallimento, che infatti non ha saputo accettare e gestire, tanto da preferire di creare scismi e strappi interni pur di restare nell’agone. Bisogna che il PD cambi la sua leadership, dunque, onde auspicare un cambiamento in ordine alle capacità politiche e di visione per la propria tenuta democratica e di sinistra e, anche, per la tenuta del Paese, il quale deve saper contare su opportuni bilanciamenti nell’esercizio del potere, tanto più in vista della ulteriore riforma elettorale. Anche chi non è del PD dovrebbe cioè osservare e partecipare a una possibilità di cambiamento interno del partito, puntando più che su Orlando, che al di là del suo retroterra ideale ha nella realtà manifestato la totale adesione a Renzi e al paradigma delle ragioni del sì alla modifica costituzionale, proprio convenientemente su Emiliano, che certo furbo e’ – dote che pure deve avere un uomo politico- ma che rappresenta una cesura più autentica rispetto a Renzi e presenta altresì una stoffa culturale, umana e democratica in cui porre maggiore fiducia per il reale cambiamento del PD e del suo possibile contributo valoriale e di equilibrio, fatto di pesi e contrappesi, alla politica nazionale e all’esercizio del potere. Ragionando su questo dato nazionale, a livello locale al fianco di Emiliano si è posizionato Ruta, sempre lui, furbissimo, manovratore, cauto, caratterizzato da silenzi più che da parole negli ultimi tre anni, cinico al punto da aver illo tempore concorso a polarizzare nel PD locale, grazie all’appoggio dello stesso Leva, oggi fuoriuscito dal partito , tanti personaggi provenienti da Forza Italia , ad iniziare dall’attuale governatore, e benedire a sinistra ‘Rialzati Molise’ di Patriciello. Ora fa dirompere uno strappo interno al PD locale: lui con Emiliano , Scarabeo con Orlando, Vennittelli con Renzi e al fianco dei renziani di ferro: le tre effe Frattura, Facciolla e Fanelli. Sul quadro locale effettivamente chi non è del PD, ma soprattutto chi non ha votato il csx alle passate elezioni per legittimo sospetto circa l’accozzaglia, ha difficoltà a sposare la causa nazionale del PD, eppure è necessario. Spendere 2 euro per le primarie Val la pena , pur non avendolo votato quattro anni fa alle regionali o non riconoscendosi più in esso; val la pena finanche se in proiezione si decida di votare altro, ad esempio il movimento 5 stelle, che però in Molise, spiace dirlo, ha in questi quattro anni dato prove assai meno brillanti, anzi insipide o addirittura supine.

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