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mercoledì, Maggio 8, 2024

Isernia, Antenucci si dimette da capogruppo della lista del sindaco, tensione nella maggioranza

AttualitàIsernia, Antenucci si dimette da capogruppo della lista del sindaco, tensione nella maggioranza

Tonino Antenucci non ha mandato giù l’accordo con i Cappuccini per il cimitero: ”Lascio, decisione non condivisa”. Un consiglio comunale che doveva essere una semplice riunione senza contrasti si è trasformato in un’arena scoppiettante, al calor bianco. Ma andiamo con ordine. La seduta è iniziata all’insegna delle cose scontate con l’ingresso in consiglio, tra i banchi della minoranza, della giovane consigliera Linda Dall’Olio, subentrata per il gruppo Isernia Migliore, come prima dei non eletti, a Roberto Di Baggio, che ha lasciato Palazzo San Francesco per gli scanni più prestigiosi del consiglio e poi della giunta regionale. La Dall’Olio ha confermato il suo ruolo di consigliere di minoranza, ma si è detta pronta a collaborare con l’amministrazione per le cose giuse e nell’interesse dei cittadini. Fin qui tutto come previsto, le scintille sono iniziate a scoccare con l’intervento di Tonino Antenucci, capogruppo di Isernia in Comune, la lista del sindaco. Antenucci con la voce tirata ha letto in aula le sue dimissioni dalla carica di capogruppo, per insanabili contrasti a livello di maggioranza: troppe cose non condivise ha detto. Intervistato, ha affermato che la goccia che ha fatto traboccare il vaso della sua pazienza è stata la mancata adesione alla sua proposta di chiedere ai frati cappuccini una parte più consistente dei loculi concessi loro dal Comune per l’allargamento della cappella funeraria. In sostanza, Antenucci voleva che, in cambio della concessione di allargamento della cappella, i monaci concedessero parte dello spazio per loculi da destinare alla popolazione isernina. La giunta è stata di diverso avviso e Antenucci ne ha tratto le conclusioni, anche se bisogna dire che il malessere covava da tempo. D’Apollonio ha parlato di pugnalata alla schiena, ha detto che non si sarebbe mai aspettato un gesto del genere dal suo capogruppo. Antenucci in risposta ha rivendicato la sua autonomia e ha garantito che, da oggi in poi, voterà contro ogni cosa che non condivide. Atteggiamento che non avrebbe potuto avere da capogruppo. Immancabili le reazioni della minoranza a cui non è parso vero poter affondare il coltello nella pancia della maggioranza.  Giovancarmine Mancini ha chiesto un azzeramento della giunta, ovvero una rimodulazione delle deleghe: “Nessuno vuole prendere il posto di qualcuno in giunta, ma è giusto che si avvii un dibattito serio nella maggioranza e anche nell’opposizione di centrodestra, per riorganizzarsi e dare magari nuova forza all’attività amministrativa”. Richiesta di una verifica politico-amministrativa, che nasce dal mutamento degli scenari politici nazionali e anche dalla singolare composizione delle minoranze a palazzo San Francesco, divise tra centrosinistra, Cinque Stelle e ancora centrodestra. Dopo Mancini, è stato il turno di Stefano Testa, intervenuto a ribadire il concetto espresso già nei giorni scorsi, per una maggiore condivisione delle scelte previa revisione degli equilibri interni. Dopo Testa, la consigliera Rita Formichelli, che ha evidenziato le azioni dell’esecutivo – a suo avviso – poco condivise. “La minoranza è pronta a collaborare – ha affermato l’esponente del centrosinistra – ma vi è indifferenza da parte dell’amministrazione verso le nostre posizioni, legittimamente espresse su questioni cruciali per la città. Isernia, al momento, è in balia del degrado a causa di scelte compiute dall’esecutivo in totale autonomia. Riscontriamo la carenza di una reale programmazione e, soprattutto, non si comprende l’indirizzo politico dell’amministrazione”. D’accordo con Formichelli si è detto anche Gianni Fantozzi della maggioranza. Anch’egli, ricordando le ‘gesta’ dell’amministrazione Brasiello, esorta la squadra di governo a cambiare il modo di gestire la res pubblica, coinvolgendo anche le opposizioni nelle questioni cruciali dell’attività amministrativa. “È vero – afferma – sono saltati gli equilibri. I punti di riferimento politici sono mutati. Allora sì alla riorganizzazione amministrativa, che non sia però limitata alle poltrone”.

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