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martedì, Maggio 7, 2024

Marcello Pizzi: se questo è un uomo. La salma del fondatore de ‘Il bene comune’ in un ripostiglio

AttualitàMarcello Pizzi: se questo è un uomo. La salma del fondatore de 'Il bene comune' in un ripostiglio

È stato il fondatore e il primo presidente dell’associazione Bene Comune, nata in difesa dell’ospedale Veneziale ed ora, per una tragica ironia della sorte, nel momento della sua morte, quell’ospedale che tanto ha difeso ha trovato un posto per la sua salma solo nello sgabuzzino dell’obitorio, in mezzo a carrelli pieni di biancheria sporca, in un luogo decisamente inadatto al cordoglio dei familiari e alla stessa dignità e al rispetto dovuto ad un qualunque defunto.

Un caso più che emblematico della imbarazzante e tragica situazione in cui versa la sanità molisana, depredata da anni di saccheggio ed arbitri vari.

Marcello Pizzi è finito lì, in un ripostiglio, quasi a volerlo deridere e sbeffeggiare per l’inutilità delle sue lotte, per la sua voglia quasi donchisciottesca di combattere contro i mulini a vento di chi ha svenduto la sanità pubblica molisana.

Tutto inutile, il sistema contro cui combatteva, per una tragica rivalsa è come se lo avesse voluto punire, anche da morto.

Ieri, all’obitorio di Isernia, sono arrivati i Carabinieri. I parenti di Marcello Pizzi, geniale fisico e programmatore isernino, realizzatore della macchina del tempo al museo del paleolitico, morto a 56 anni per un male incurabile, volevano che la salma del loro caro avesse tutto il rispetto che meritava. Volevano che fosse possibile darle l’ultimo saluto in maniera dignitosa ed umana. Così non è stato, in obitorio non c’era posto, le tre stanzette destinate ai defunti erano tutte piene e la salma di Marcello Pizzi è finita così in un ripostiglio, insieme alla biancheria sporca.

Un oltraggio non solo all’uomo Marcello Pizzi, ma anche alla dignità e alla tragica solennità di qualunque morte.

La moglie e gli amici, tra loro Lucio Pastore, legato a Marcello da un vincolo fortissimo, hanno chiesto alla direzione del Veneziale di poter trasportare la salma in una vicina struttura privata, una casa funeraria, ma non c’è stato nulla da fare, la burocrazia l’ha impedito e non sono servite a nulla le proteste e neanche i Carabinieri che, giunti all’obitorio, hanno solo potuto raccogliere la testimonianza dei parenti che hanno già preannunciato una loro denuncia.

Un episodio talmente clamoroso da aver attirato anche l’attenzione della stampa nazionale e, in particolare, di un giornalista come Antonello Caporale, che conosceva personalmente Marcello Pizzi e che ha dedicato alla vicenda un articolo sul sito web de Il Fatto Quotidiano.

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