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domenica, Aprile 28, 2024

“Con la cultura non si mangia”. La denuncia di due studenti campobassani per salvare la Biblioteca Albino

Attualità"Con la cultura non si mangia". La denuncia di due studenti campobassani per salvare la Biblioteca Albino

di Achille Zarlenga – Giacomo Gattozzi

L’importanza di Guglielmo da Baskerville | Con la cultura non si mangia.La celebre massima di Orazio è divenuta un vero e proprio dogma del pensiero contemporaneo ma mentre la Cina incrementa ogni anno la sua offerta culturale, la Grecia (nonostante la crisi) aumenta del 10% le entrate nei suoi musei, mentre a Londra incassano milioni di euro con i reperti di Pompei prestati dal governo italiano (producendo addirittura un film!) in Italia si riesce a fatica a trovare il modo di tenere aperto il Colosseo per una notte, e a Campobasso…già, e a Campobasso? Si sfiora il ridicolo, se non fosse che il fatto ha del tragico.Quelle che ci preme denunciare qui è la “discutibile” e sicuramente ingiusta scelta di chiudere la Biblioteca Provinciale “P.Albino” di Campobasso a partire dal primo Luglio di quest’anno, ovvero tra pochi giorni. Un attentato del genere a una delle poche strutture della nostra città dedite alla salvaguardia e alla diffusione della cultura ci sembra assurdo. Si, perché la biblioteca non è un luogo di nicchia, non è un circolo ricreativo per “spiriti nobili”, non è un magazzino polveroso. Che ci si creda o no, la biblioteca è il deposito della nostra identità, non solo di quella fantomatica “cultura” di cui si riempiono la bocca i cercavoti e i politichelli che popolano la nostra, sempre più disabitata, terra. Si prenda un vocabolario – gesto ahinoi, oggi sempre più raro – e si vada a cercare il significato del termine. La definizione si rincorre nella maggior parte dei dizionari: «cultura» è un termine preso a prestito dall’agricoltura, indica appunto il coltivare, indica quindi un crescere. Molto spesso, riferendosi appunto ai campi, si parla di colture. Già da questa prima definizione ricaviamo quello che potrebbe esser considerato un compito individuale, ma che ognuno di noi dovrebbe nel suo piccolo assicurare, ossia l’attenzione alla salvaguardia del proprio agro. Esiste un contadino disinteressato al suo campo? Certo, ma questo non lo rende un buon agricoltore, anzi il suo disinteresse sarà probabilmente la fonte del suo male. Chi meglio di noi, abitanti di una terra dalla lunga tradizione contadina, può capirlo? Eppure il disinteresse degli organi istituzionali verso la chiusura della “P.Albino” è assordante: tutto tace nelle sale della regione Molise e del comune di Campobasso e ciò appare a noi come il segno di una scelleratezza di cui l’amministrazione ha deciso di rendersi complice. Certo, non molto tempo è passato dall’insediamento del nuovo sindaco, ma quello che ci preme (e ci piacerebbe) chiedergli è come sia possibile che un evento di questa gravità non sia stato subito segnalato agli organi regionali e in primis al presidente Frattura. Da studenti, ahinoi costretti ad “emigrare”, siamo stati spiacevolmente colpiti da questa notizia, tuttavia dato il debito che dobbiamo, a tutte le biblioteche e in particolare alla “P.Albino” che ci ha permesso di formarci, di studiare ma soprattutto di crescere, abbiamo sentito come dovere improrogabile quello di “prender partito”. No, la nostra non è una lotta politica (magari lo fosse! Ricordate? Non si mangia con cultura!). La nostra è una lotta sociale, cosa ben diversa. Wendy Griswold, una sociologa tra le più importanti a livello internazionale, ha sostenuto che la salvaguardia di musei, delle biblioteche e degli archivi dovrebbe essere al primo punto dell’agenda di qualsiasi amministrazione politica. Nell’era della Rete e di Internet non solo vediamo la possibilità di un’evoluzione delle biblioteche ma anche la loro necessità di esistere. Esse sono fondamentali, indispensabili, in un mondo in cui le tecnologie cambiano con enorme rapidità e le informazioni sembrano destinate a scomparire in breve tempo (che fine hanno fatto i file conservati su floppy disk? E se i server dove conserviamo i nostri dati in cloud, dovessero semplicemente crashare? E se il paese che ospita tali server non ci permettesse più di accedervi?). Le biblioteche si ergono a difesa del sapere, della tradizione, dell’identità. Ma non solo. La funzione pedagogica assunta da questi organi è innegabile e la storia dell’uomo, la nostra storia, lo testimonia: si pensi alla diaspora degli scritti aristotelici giunti in Europa grazie alle scuole arabe, o alla fuga dei dotti da Costantinopoli nel 1453 che diede inizio all’Umanesimo, il periodo più florido della storia italiana. Si pensi infine al ruolo dei monasteri e delle biblioteche ad essi connessi.Quindi prendiamo in prestito le parole di Adso da Melk, discepolo di Guglielmo da Baskerville, celebre personaggio del romanzo di Umberto Eco «Il nome della rosa», perché nessun’altra parola ci sembra esprimere meglio la fascinazione che si può provare all’interno di una biblioteca: «Stavo osservando il mio maestro in quell’arca di scienza, in quel tempio della saggezza e non potevo fare a meno di pensare che nemmeno la città celeste avrebbe mai potuto procurargli estasi più grande della seduzione della conoscenza.»

 

 

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