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giovedì, Maggio 2, 2024

Assessori esterni. Un errore da evitare in nome della democrazia e del risparmio

AperturaAssessori esterni. Un errore da evitare in nome della democrazia e del risparmio

di PASQUALE DI BELLO

Il ricorso ad assessori esterni, previsto dallo Statuto regionale, è una pericolosa alterazione del risultato elettorale oltre ad essere un moltiplicatore di spesa. Un espediente che priva gli interessati di ogni reale autonomia decisionale, esposti come sono gli assessori al potere di revoca immediata da parte del presidente della Giunta.

C’è una canzone dei Pink Floyd, Careful With That Axe Eugene, tratta dall’album Ummagumma. Significa, tradotto alla lettera: “Fai attenzione con quell’ascia, Eugenio”. E’ un brano inquietante, quasi come il titolo, quasi tutto musicale e che si conclude con un urlo agghiacciante, quello di chi probabilmente la capoccia se la vede a un millimetro dalla lama. Ecco, questa canzone noi la vorremmo dedicare a tutti coloro che stanno per accettare quel giochetto perverso degli assessori esterni, un plotoncino di quattro persone (chiunque sia il presidente che vinca) disposti a mettere il collo e la testa sopra un ceppo, pronti ad immolarsi alla logica del “primo dei non eletti” che, sia detto di passata, è anche il primo degli sfigati. Sulla questione, che è una questione delicata, bisogna stare molto attenti. Tutti diranno che avere assessori esterni agevola il lavoro del Consiglio e, principalmente, quello delle Commissioni. E’ una minchioneria (si può scrivere questa parola?), non vi fidate. Basta organizzare bene i lavori e lavorare sodo che il problema è bell’e risolto. Quello degli esterni è solo un modo per aumentare la rappresentanza politica, portando in Consiglio chi in Consiglio invece non ce lo ha mandato il corpo elettorale. E’ solo un modo per aumentare potere e spesa. C’è chi dice che se ne farà di assessori esterni, lo farà mantenendo inalterati i limiti di spesa, cioè a costo zero. Vedremo. Resta comunque il proliferare di segreterie, portaborse, battimani, battitacchi, sparafucile e tirapiedi, cioè di tutto quel sottobosco che ruota attorno ad ogni vertice politico.

Ma non è questo il tema su cui intendiamo ragionare. Il tema è un altro, è quello dell’ascia. Chiunque riponesse un grammo di fiducia sulla propria inamovibilità è da considerarsi, politicamente parlando, un fesso di dimensioni sesquipedali. Enormi e mostruose. Fidarsi di un presidente di Regione è bene anche se non fidarsi è meglio (ma lo stesso vale per un sindaco o un presidente di provincia). Fatalmente, chiunque vinca, la luna di miele è destinata a finire presto e nel giro di poco cominceranno tensioni, marette, malumori, mal di pancia e coliche che metteranno in fibrillazione il governo regionale, specie se come prevedibile quello che uscirà dalle urne sarà un Consiglio a composizione alterata, ovvero non esattamente coincidente con la coalizione presidenziale. Un Consiglio che partirà di un colore e finirà di un altro (vedrete, è solo questione di tempo).

Vi è poi un’altra questione che più che alla politica attiene alla buona amministrazione e che più che all’amministrazione attiene alla libertà di decisione e di autodeterminazione. Come per i parlamentari, anche i consiglieri regionali vengono eletti senza vincolo di mandato, ovvero rispondono solo all’elettorato in sede elettorale e politica ma non sono obbligati a comportamenti e decisioni predeterminate. I passaggi a porte girevoli da uno schieramento all’altro ne sono l’esempio più degenere ed eclatante. Detto questo, ci chiediamo di quale e quanta autonomia possa godere un assessore che tiene la testa sul ceppo e sul quale Eugenio il presidente può calare da un momento all’altro la sua ascia. Nessuna. Autonomia zero. Gli assessori esterni, né più né meno, sono solo dei soldatini obbligati ad eseguire gli ordini di un presidente che li tiene per il collo, per non dire di altre parti e prese ben più dolorose. Bene. Ci pensino bene coloro che intendono mettere la testa a filo di lama e ci pensino bene pure i candidati presidente. Sarebbe meglio non farne assessori esterni, per il bene della tasca e della democrazia. In Consiglio ci va chi viene eletto, gli altri stanno a casa. O no? E poi, non è mica vero che il primo dei non eletti è il “primo dei non eletti”. E’ un falso, il primo dei non eletti è solo il primo dei trombati. Niente di più. Salvo che assessore esterno sia chi alle elezioni non ha concorso, chi non si è sottoposto al vaglio degli elettori, ma allora, in questo caso, sarebbe ancora peggio. Meglio il primo dei trombati che il primo dei furbastri.

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