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venerdì, Maggio 17, 2024

Khaled El Qaisi racconta il suo inferno in cella: “Tenuto in un metro e mezzo di spazio, interrogatori ammanettato anche per 18 ore”

AperturaKhaled El Qaisi racconta il suo inferno in cella: "Tenuto in un metro e mezzo di spazio, interrogatori ammanettato anche per 18 ore"

“Interrogatori che duravano anche 16-18 ore consecutive, senza pause, con mani e piedi ammanettati ad una sedia. Recluso per settimane in una cella di un metro e mezzo per due metri senza alcuno sbocco all’esterno”. Sono le condizioni di detenzione raccontate oggi all’Università del Molise da Khaled El Qaisi, il cittadino italo-Palestinese che di ritorno da una vacanza dai parenti a Betlemme insieme alla moglie italiana e al figlioletto, lo scorso 31 agosto è stato arrestato dalle autorità israeliane al valico tra la Cisgiordania occupata e la Giordania senza che gli fosse mai contestato ufficialmente alcun reato. Khaled, che ha documenti sia italiani che palestinesi (è di madre italiana e padre palestinese) è stato liberato dopo un mese ed è potuto rientrare in Italia lo scorso 11 dicembre. Il giovane ha partecipato ad un incontro-testimonianza in ateneo a Campobasso organizzato con la collaborazione dell’Osservatorio contro la Repressione.

“Nel centro per gli interrogatori dove sono stato detenuto – ha raccontato – ci sono celle tutte uguali: un metro e mezzo di larghezza con un soffitto alto meno di due metri che si può toccare con mano, senza finestra, senza alcuno sbocco all’esterno e con pareti ruvide sulle quali ci sono delle punte per le quali è impossibile appoggiarsi. Per dormire solo un materassino sul pavimento. Tutte le celle dello stesso colore, grigio scuro, con una luce accesa 24 ore su 24, completamente insonorizzate. Il servizio igienico è un foro per terra con uno scarico. Molto spesso questo foro è otturato e se si scarica si rischia di far allagare la stanza con il materassino sul pavimento”. Condizioni di detenzione queste che – ha evidenziato ancora il giovane italo-palestinese – portano “a una deprivazione sensoriale: trascorsi diversi giorni senza luce solare, senza orologio e senza effetti personale si comincia a perdere la cognizione della realtà e del tempo che passa. C’è la privazione dal sonno, ti viene impedito di dormire in maniera sistematica e non ti rendi conto nemmeno di quanti giorni sono passati”.

Khaled ha anche parlato di cibo molto scadente e ha rivelato un altro particolare sulle celle: “All’interno c’è una grata al centro con un getto costante di aria gelata e non c’è punto della cella nella quale si possa sistemare il materassino senza essere investiti dall’aria gelata”. Quindi ha concluso: “Dal 1999 la Corte Suprema israeliana ha vietato la tortura diretta in favore di altri metodi di interrogatorio, usando metodi di interrogatorio volti a piegare la volontà della persona. Non c’è la violenza fisica ma psicologica”. Un clima che prosegue anche nei rapporti con il proprio avvocato: “Nelle prime settimane di detenzione è praticamente impossibile incontrarlo. Nessun tipo di contatto anche alle udienze. Ho vissuto una situazione anche grottesca: ci era vietato stare insieme nell’aula, quindi nel momento in cui io entravo lui era costretto a uscire e quando lui era in aula io venivo portato fuori”.

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