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mercoledì, Maggio 8, 2024

Debiti della pubblica amministrazione, ancora troppi ritardi nei pagamenti alle imprese

AttualitàDebiti della pubblica amministrazione, ancora troppi ritardi nei pagamenti alle imprese

di Tonino Danese

Crisi che morde, aziende in difficoltà, con settori al collasso, come quello edile. Difficoltà ad arrivare a fine mese per molte famiglie. In questo scenario, due mesi fa la conversione in legge del decreto che ha sbloccato 20 miliardi di euro per coprire i vecchi debiti, nei confronti delle imprese, da parte della pubblica amministrazione. Si sa che lo Stato è lento nel pagare, ma il Governo si è impegnato a saldare la prima tranche di arretrati entro il 31 dicembre. A quattro mesi da quella data, a che punto siamo? È l’interrogativo che si è posto il Corriere della Sera e, in un articolo del 23 agosto ha fatto il punto. Su 20 miliardi stanziati, ne sono stati versati appena 5, il 10%. i Ministeri i più veloci, si legge nell’articolo. Dei 3 miliardi di loro spettanza ne hanno già pagati, 2,6; Province e comune un miliardo e mezzo su una disponibilità di 6,8. Maglia nera alle Regioni, meno di un miliardo sui 10 previsti. Tra le imprese creditrici, ci sono quelle sanitarie e le Asl, fino a poco prima di Ferragosto, secondo le tabelle del Ministero dell’Economia, erano ferme al palo: zero euro versati. E la sanità è competenza dei Governatori, delle regioni dunque. Le risorse assegnate e disponibili per i pagamenti dei debiti nel 2013 sono di circa 5 miliardi di euro; per il Molise 44 milioni. In questi giorni, però, si sta procedendo ai primi versamenti nel comparto in questione, dicono dai vertici della federazione delle Asl. Ma perchè questo ritardo? Il vero problema, viene spiegato nell’articolo del Corriere della Sera, non è la lentezza della burocrazia nè il passaggio dei fondi tra i diversi livelli istituzionali, ma è a monte. Infatti lo stesso decreto che sblocca i 20 miliardi prevede una procedura più complessa per le Regioni, sia per i debiti sanitari sia per tutti gli altri. Infatti, prima di pagare, esse dovevano preparare una sorta di piano di ammortamento, con una serie di misure per coprire le somme ricevute dallo Stato a titolo di prestito. E l’esempio fatto nell’articolo del Corsera è proprio quello del Molise, che ha stabilito di aumentare il bollo auto a dimostrazione – scrive il giornalista – che i soldi non vengono fuori dal cilindro e che tutto si paga. Questo è avvenuto nella stessa seduta di consiglio regionale in cui si è deciso anche sulle indennità dei consiglieri, con le conseguenti critiche e polemiche che ancora continuano. E in quella occasione, dice più di qualcuno, i soldi nel cilindro c’erano, eccome.

 

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