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domenica, Aprile 28, 2024

Iorio e Vitagliano sul treno per Roma. Direzione Parlamento.

AperturaIorio e Vitagliano sul treno per Roma. Direzione Parlamento.

di PASQUALE DI BELLO

Centrodestra in fibrillazione. Il governatore Iorio pronto a lasciare il Molise per un seggio sicuro in Parlamento. Analoga soluzione anche per l’assessore Vitagliano, partito con la raccolta firme a sostegno della propria candidatura.

Se Berlusconi è diventato parlamentare molisano, non vi è nulla che impedisca a Iorio di diventare parlamentare lombardo. Basterebbe un collegio sicuro, specie se la destinazione è il Senato, e il gioco sarebbe fatto. Che il governatore uscente (e partente) abbia acquistato un biglietto di sola andata per Roma lo si è capito nel corso della consueta conferenza stampa di fine anno, aperta con una sequela di lagne e di numeri perdenti e finita con il suono delle vuvuzela (ricordate le trombette ad aria del mondiale sudafricano?) anticipatrici di goal capitolini, lontani dalle reti sforacchiate molisane dove la palla, anche se la metti dentro, esce fuori dall’altra parte. E che Iorio abbia provato a insaccare il pallone nella porta regionale è indubbio, come è indubbio che non ci sia riuscito per la complicità di due cose: l’interdizione dei centromediani del partito democristiano del Molise (Udc, Adc e Udeur) e per lo stato di imbolsimento e torpore che lo ha colto. Rispetto al glorioso passato da bomber, Iorio è oggi la controfigura di se stesso, una specie di Maradona con due incudini attaccate ai piedi o, se preferite, una sorta di Ronaldo dalle gambe ingessate. Meglio Roma, quindi, dove nelle cliniche parlamentari potrà ritrovare serenità e smalto, i due ingredienti che anche lui sa di avere perso e che oggi lo costringono a trovare esilio lungo gli argini del Tevere.

La battaglia qui è persa, e Iorio lo sa, specie dopo il missile terra-aria sparato da quei democristiani inossidabili che, a parte il nome, non hanno mai perso né il pelo né il vizio. Udc, Adc e Udeur, per bocca dei rispettivi segretari regionali, Di Pietro, Pietracupa e Niro, che non sono proprio Mazzini, Armellini e Saffi ma che a capo di una loro repubblichetta neocentrista ci stanno, hanno fatto sapere che è necessario un segnale di discontinuità al vertice della Regione. A Iorio che per mesi ha detto alla Pino Daniele, “I say I’sto cca”, loro hanno risposto sempre in musica, in partenopeo e sempre con le parole di Pino Daniele: “Nun me scuccià, tante muor pur a tu”. Messaggio ricevuto, tant’è che Iorio ha scartato di lato e con la classica mossa del cavallo agli scacchi si è messo immediatamente in un’altra direzione. La via per Roma, salvo improbabili ripensamenti dell’ultim’ora, è presa. Una via che potrebbe salvare capra e cavoli attraverso l’assegnazione di un collegio sicuro fuori regione e il mantenimento in caldo del posto all’uscente senatore Di Giacomo in Molise. Insomma, il Pdl non solo non lascerebbe ma con questo trucchetto raddoppierebbe l’aspettativa al laticlavio, conservando l’uscente e garantendo l’entrante.

Sull’altro versante, quello della Camera, lo spazio nel Pdl si è fatto veramente angusta. Più che una corsa alla Camera sta diventando una corsa alla cameretta. E’ chiaro che Sabrina De Camillis punta a restare dov’è stata per questi cinque anni, a Montecitorio come Elisa nel castello di Rivombrosa, ed è altrettanto chiaro che dal Molise qualcuno tenti di sfrattarla. Chi ci sta provando è Gianfranco Vitagliano, anche lui amante di Pino Daniele, che continua a ripetersi davanti allo specchio: “Ma che ho, dimmi che ho?”. “Niente, per ora niente, anche se potevo avere tutto”. Questa sarebbe l’unica risposta plausibile perché se Vitagliano avesse osato passare il guado, quando parlava di iorismo, ora sarebbe lui il candidato alla presidenza della Regione. Ma pazienza, è andata com’è andata e ora bisogna guardare avanti, dev’essersi detto questo l’assessore al Bilancio e alla Programmazione e, memore delle sue deleghe, un bilancio deve averlo fatto e pure una programmazione, programmando un’immediata raccolta di firme per sostenere a Roma la bontà della sua candidatura. In pratica Vitagliano sta facendo delle primarie personali, puntando a raccogliere tre, quattro, cinquemila firme da portare a Roma alla coppia Berlusconi-Alfano per perorare la propria causa. Sicuramente un gesto apprezzabile quello di Gianfranco Vitagliano che mette comunque gli elettori nella condizione di poter esprimere un gradimento su una ipotetica candidatura.

Insomma, se tutto dovesse allinearsi come una congiunzione astrale di quelle che avvengono ogni milione di anni, la magnifica coppia Iorio-Vitagliano ce la potremmo ritrovare trasferita da Campobasso a Roma, tutti e due come ai bei tempi, mano nella mano a cantare con Pino Daniele: “E so cuntento e stà cu te”.

Poscritto. Lo sappiamo, Pino Daniele ha scritto anche “Je so pazz”, ma avremmo dovuto fare altre rime e sconvenienti, e non è il caso.

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