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sabato, Maggio 4, 2024

I ragazzi della Montini a lezione di legalità con Simona Dalla Chiesa

AttualitàI ragazzi della Montini a lezione di legalità con Simona Dalla Chiesa

FOTO 1di Marta Martino

L’istituto scolastico per ospitare il nuovo incontro promosso dal Comune di Campobasso e dalla ‘Scuola di legalità don Peppe Diana’, diretta da Vincenzo Musacchio, non è stata scelto a caso: la ‘Montini’ ha già vinto un premio in passato per un lavoro sulla legalità. L’ospite neppure, e il cognome già ne spiega la presenza: Simona Dalla Chiesa, figlia del generale Carlo Alberto, ucciso a Palermo dalla mafia il 3 settembre 1982, insieme alla moglie Emanuela e all’agente di scorta Domenico Russo, ha incontrato gli studenti nell’auditorium gremito di visi attenti e partecipi per una lezione speciale, di vita e di storia per lo più.

«Sono venuta a parlare ai ragazzi più di speranza che di legalità – spiega Simona Dalla Chiesa – perché questi bambini, bombardati ogni giorno dalle cattive notizie di telegiornali e giornali, devono poter credere che il mondo si può cambiare. Che nel mondo c’è ancora spazio per parole come legalità, solidarietà, amore verso il prossimo, cura per il più debole». I bambini, i ragazzi sono l’interlocutore ideale per portare e trasmettere questi valori, loro che – rimarca convinta la figlia del generale con un sorriso – hanno innato il senso della giustizia, ma devono imparare a declinarlo nel miglior modo possibile. E soprattutto devono imparare a indirizzarlo verso la causa giusta, nel modo giusto. «Passano le generazioni e la speranza di poter vivere in una società diversa sembra di tanto in tanto subire battute d’arresto – dice la figlia del generale – ma se ci si guarda indietro, ci si rende conto che sono cambiate molte cose negli anni e che molte persone hanno contribuito a questo». E forse un domani daranno il loro contributo prezioso anche i ragazzi della Montini ed altri studenti come loro, se impareranno che si deve rispetto alle regole, agli altri e a se stessi, che non si deve abbassare la testa davanti al prepotente di turno, ma opporsi. Così come ha insegnato il generale Dalla Chiesa che, pur minacciato dalla mafia, ha continuato imperterrito sulla sua strada di onestà e senso del dovere verso lo Stato. Fino a quel giorno di settembre, quando la sua auto saltò in aria a Palermo. E, al ricordo, la commozione traspare e trema negli occhi azzurri di Simona Dalla Chiesa: «Come si convive con l’idea di un papà ucciso dalla mafia? La verità è che non ci si convive. La si rifiuta, ogni attimo della propria vita. I ricordi tornano sempre, come la frase ‘se avessi avuto mio padre vicino, chissà cosa avrebbe detto, cosa avrebbe fatto’. Non si riesce a convivere con l’idea di un omicidio così efferato e brutale, perché non c’è giustificazione, spiegazione. Si può solo rielaborare il dolore per cercare di ritrasmetterlo in maniera positiva, perché il sacrificio di mio padre non sia stato inutile. Perché sia ricordato nel tempo e il suo esempio resti un esempio per tutti. Ecco, così è come se, in qualche modo, non fosse morto».

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