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venerdì, Maggio 3, 2024

E’ morto Tonino Molinari. Se ne va un pezzo di storia

AttualitàE' morto Tonino Molinari. Se ne va un pezzo di storia

di GIOVANNI DI TOTA

Gli ultimi anni li ha vissuti sommerso dai ricordi. I ricordi di una vita vissuta sempre al massimo, senza risparmio. A Tonino Molinari le sconfitte non sono mai piaciute. Una mentalità vincente, la sua, che lo ha condotto dal cantiere delle sue opere, ai palcoscenici del calcio che conta.
Il nome della sua famiglia, costruttori da generazioni, lui terzo fratello insieme a Enzo, scomparso qualche anno fa, e Felice, è legato a filo doppio con quello della città. Il quartiere di via Montegrappa, l’edilizia popolare; ma anche della regione: lunghi tratti della Bifernina, la stazione Termini a Roma, portano la firma dell’impresa Molinari.
Ma Tonino, per Campobasso e i campobassani, è rimasto il presidente che prese per mano la squadra ereditata da Gigino Falcione, altro protagonista di quegli anni, è la portò ai livelli più alti mai raggiunti nella storia sportiva della regione.
Il Campobasso di Molinari è stato quello della promozione in serie B, della vittoria contro la Juventus; della serie A sfiorata e degli spareggi al San Paolo persi con la Lazio. E’ la maglia che rappresentava una regione intera; la storia di un periodo indimenticabile e mai dimenticato. Con tutti gli aneddoti che una volta dismessa la maglia da presidente, Tonino Molinari amava raccontare nel suo piccolo rifugio di via XXV aprile, dove per qualche tempo aveva allestito una galleria d’arte. Episodi che raccontano di Luciano Moggi e Piero Aggradi, Ernesto Bronzetti e Ariedo Braida. Di campagne acquisti leggendarie, del miliardo speso per la comproprietà di Rebonato, che resta il giocatore più pagato nella storia del Campobasso calcio. Ma anche delle disavventure al tavolo da gioco. Memorabile la partita a poker con Emilio Fede, secondo la leggenda truccata ad arte dal giornalista.
Poi l’inizio della parabola discendente, dopo la costruzione dello stadio di Selva Piana. Le disavventure giudiziarie e il coinvolgimento nell’attentato incendiario del nuovo palazzo di Giustizia di Napoli. Episodio per il quale Molinari trascorse anche qualche giorno a Poggioreale, in una vicenda dalla quale è uscito peraltro totalmente pulito.
E come sempre accade, le decine, centinaia di persone dalle quali era circondato – l’impresa edile negli anni ottanta era arrivata a quasi mille dipendenti – gli hanno poco alla volta girato le spalle.
Ma la sua proverbiale generosità gli aveva fatto superare anche qualche dispiacere. Che curava andando ogni tanto a sfogliare i volumi che teneva sempre con sé. Articoli di giornali, foto, pranzi, feste e un solo colore: quello rossoblu.
Il cuore di Tonino Molinari ha smesso di battere nella notte, al Gemelli di Roma. Qui era ricoverato da qualche settimana per un’infezione cardiaca, che non è riuscito a superare.

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