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venerdì, Maggio 3, 2024

Sciopero alla Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso, tensione tra Sindacati e Consiglio di amministrazione

QDSciopero alla Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso, tensione tra Sindacati e Consiglio di amministrazione

Il 14 e 18 marzo due giornate di stop contro i licenziamenti annunciati dalla ex Cattolica. Il segretario regionale della Funzione pubblica della Cisl, Nicola Lalli: “La qualità si fa investendo e non tagliando”.

Sale la tensione tra sindacati e Fondazione Giovanni Paolo II di Campobasso sui licenziamenti annunciati dalla ex Cattolica. Il 14 e il 18 marzo sono state fissate due giornate di sciopero dopo la rottura della trattativa con i vertici aziendali. Anche la mediazione della Prefettura non è bastata, al momento, a sbloccare la vertenza. I licenziamenti annunciati sono 47: tutti infermieri. Per evitare i tagli, la Fondazione ha proposto ai 409 dipendenti la riduzione del 15 per cento sullo stipendio. Una linea che, però, non piace ai sindacati.

Siamo a una situazione di stallo”, ha ammesso oggi il segretario regionale della Funzione pubblica della Cisl, Nicola Lalli. I sindacati sono preoccupati anche per l’organico ridotto in cui si troverebbe a operare la Fondazione di Campobasso. Su circa 200 infermieri, ne resterebbero 130 (tenendo conto che 25 sono in maternità) per un totale di 120 posti letto.

Per la Cisl, tagliare il numero dei lavoratori non è la soluzione ai problemi di costi della Fondazioneche sono molto più gravi”, ha continuato Nicola Lalli e riguardano le limitazioni imposte dal Piano sanitario, ma anche la stessa gestione aziendale interna. “La qualità si fa investendo e non tagliando”, ha proseguito Lalli che ha lasciato, comunque, aperta la porta al dialogo: “Siamo disposti a sederci di nuovo al tavolo e a ritirare lo sciopero – ha spiegato il sindacalista – ma dopo un passo indietro sui licenziamenti”.

Intanto, è lo stesso sindacato a precisare che il confronto con la dirigenza della Fondazione Giovanni Paolo II non si è mai interrotto. La protesta in atto è rivolta, invece, contro il Consiglio di amministrazione che sembra intenzionato a proseguire sulla linea dell’abbattimento dei costi aziendali attraverso i tagli al personale.

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