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giovedì, Maggio 2, 2024

Il Molise rende omaggio a Florindo D’Aimmo. La Regione perde l’ultimo rappresentante di una stagione politica “alta”, fatta di valori e passione

AperturaIl Molise rende omaggio a Florindo D’Aimmo. La Regione perde l’ultimo rappresentante di una stagione politica “alta”, fatta di valori e passione

di PASQUALE DI BELLO

Affollati nella chiesa di San Timoteo a Termoli, cittadini, politici ed ex dirigenti democristiani, hanno dato l’ultimo saluto a Florindo D’Aimmo, già presidente della Regione e parlamentare della Repubblica. Insieme a quest’uomo lungimirante, garbato e mite, va via per sempre l’ultimo rappresentante di una politica fatta di valori, passioni e rispetto, per se e per gli avversari. Un modo di interpretare la politica lontano anni luce dalle risse e dagli avventurieri di oggi.

Sotto un cielo di ferro, tempestato da una pioggia obliqua e malinconica, Termoli ha salutato per l’ultima volta Florindo D’Aimmo, politico di razza e d’altri tempi, ultimo rappresentante di un mondo che insieme a lui se ne va via per sempre. Con la sua scomparsa cala il sipario sulla Democrazia cristiana del Molise, quella che ha fatto (piaccia o no) la storia della Regione. Prima di lui se ne erano già andati Giacomo Sedati, Bruno Vecchiarelli e Girolamo La Penna. Con quest’ultimo, D’Aimmo ha condiviso per larga parte la propria esperienza politica nella corrente “fanfaniana” poi, tra all’alba degli anni ’80, la separazione. Il passaggio nelle fila di Ciriaco De Mita e in una nuova corrente, quella dei “basisti”, in pratica la sinistra Dc.

Gli anni ’70 sono appena finiti e con essi si è conclusa l’esperienza della “solidarietà nazionale”, quella che per la prima volta vide l’ingresso, seppur con l’appoggio esterno, del Partito comunista nell’area governativa. Gli anni ’70 si sono anche chiusi con la riga di sangue che va da via Fani a via Caetani, dove viene ritrovato il corpo crivellato di colpi di Aldo Moro, presidente della Dc, assassinato dalle Brigate rosse il 9 maggio 1978. Quello stesso anno, a Pescara, dal 2 al 10 di settembre si tiene la Festa nazionale dell’Amicizia, la kermesse democristiana nata l’anno precedente come contraltare alla collaudatissima Festa dell’Unità che da molti anni celebra in tutta Italia il Pci. Nella pineta di Pescara, quell’anno, ci sono anche La Penna e D’Aimmo e forse quello è il vero, ultimo appuntamento che li vede protagonisti di un medesimo percorso politico. Poi si separeranno. Ma a quella festa, quel 10 settembre 1978 quando Benigno Zaccagnini, segretario nazionale della Democrazia cristiana, sale sul palco in una nuvola di bandiere scudocrociate per il discorso di chiusura, D’Aimmo e La Penna sono gomito a gomito. I due politici termolesi sono l’uno accanto all’altro Insieme ad una folla commossa che interrompe di continuo Zaccagnini con uno slogan ritmato ed evocativo (“Moro è qui con tutta la Dc”). E’ l’ultima immagine, l’ultimo fotogramma di un sodalizio politico che andando a ritroso nella memoria, nei ricordi di un adolescente figlio di un dirigente democristiano di paese, si perde come in una dissolvenza tra le scale di un condominio a strapiombo sul mare: Termoli, via Gabriele Pepe n. 46. Quel condominio c’è ancora, ma oggi è vuoto. E’ vuoto di politica. Un tempo, ironia della sorte, La Penna e D’Aimmo avevano in quel medesimo stabile il loro ufficio politico e, una volta separati, era singolare veder salire e ridiscendere quelle scale da dirigenti che si dividevano in due colonne diverse. I percorsi si erano divisi, tra quelli un tempo militavano nella medesima corrente democristiana, ma una cosa non si era persa. Una cosa che appartiene a quel tempo, a quella politica, al tempo della passione e dell’impegno: il rispetto. Rispetto per se e per gli avversari. Una merce rara che oggi è fuori mercato, uccisa dalle sagome di cartone (perché tali ci appaiono molti politicanti di oggi) che occupano indegnamente le Istituzioni della Repubblica.

Ecco, insieme a D’Aimmo noi oggi perdiamo l’ultimo testimone di quel tempo. Testimone di un mondo dove parole come passione, valori, rispetto, garbo e misura erano iscritte al primo posto nel vocabolario della politica. Oggi, al cospetto dei parvenu e delle mezzecalze che ci circondano e del vuoto pneumatico che ne gonfia le teste, quelle parole sono montagne, vette irraggiungibili. Per questo Florindo D’Aimmo mancherà a coloro che quel tempo, come noi, se lo ricordano bene e che ieri erano a Termoli nella chiesa dedicata al Santo Timoteo per rendergli l’ultimo saluto.

Poscritto

Florindo D’Aimmo nel 1970 è stato il primo presidente del Consiglio regionale; successivamente, dal 1975 al 1982, è stato presidente della regione Molise e dal 1983 parlamentare della Repubblica per quattro legislature. Con la nomina a sottosegretario nel primo governo Amato e in quello presieduto da Carlo Azeglio Ciampi D’Aimmo ha completato un cursus honorum che lo pone a buon diritto tra i “padri” fondatori della Regione.

 

 

 

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