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venerdì, Aprile 26, 2024

Massoneria. La passione dei molisani per i “grembiulini”

EditorialiMassoneria. La passione dei molisani per i "grembiulini"

di Claudio de Luca

L’argomento “Massoni” è stato poco trattato in Molise. Salì alla ribalta locale negli Anni ’80 per le interrogazioni di consiglieri regionali di Sinistra preoccupati per la presenza dei “grembiulini” sul territorio. All’epoca, il settimanale “Molise oggi” ridusse il fenomeno locale al minimo comune denominatore, tranquillizzando l’opinione pubblica pure sulla personalità degli iscritti mai risultati dèditi ad attività innominabili. Molti decenni prima, solo don Balduino Migliarese, Parroco di Petrella Tifernina, cercò di arginarne il dilagare con i pochi strumenti che poteva avere uno scrittore di gazzette come lui; mentre Mons. Gianfelice, Vescovo di Bojano-Campobasso, ne esternò la presenza, tracciando il retroterra di diversi “Fratelli”. Oggi nessuno s’impressiona troppo per la scoperta delle Logge, forse per colpa della storia risorgimentale (o per lo meno di quella più “retorica” che parla di Carboneria e di colpi di mano, di spedizioni dei “Mille”, di “300 giovani e forti” e di bombe liberatrici). L’Italia liberale, tra l’Unità e la Grande guerra, è riuscita a vaccinare il Paese da certe fascinazioni (travestite da disapprovazione) per il congiurato e per le sue imprese, per i giuramenti e la magniloquenza da melodramma, per i mantelli a ruota, lo schioppo, il cappello a cono da brigante e le barbe da profeta. Cantati da pessimi poeti, indiscussi protagonisti dei vecchi sussidiari scolastici, onorati da targhe sui muri, dalle figurine “Panini”, da monumenti, mezzibusti, “fiction” televisive, “talk-show”, fumetti allegati ai giornali, gli eroi di queste saghe (protosocialisti, massoni storici; e, con loro, i vandeani, i borbonici irriducibili, i papisti) sono diventati la sostanza stessa di un immaginario politico più rassicurante. Quella risorgimentale è un’epopea che ha fatto terra bruciata d’ogni moderatismo e realismo, trasformando la lotta politica in una favola violenta. Eredi di questa tradizione trucibalda sono stati gli interventisti del 1914, i Fascisti ed i Comunisti, i partigiani, i repubblichini, le “volanti rosse” ed i terroristi di Destra e di Sinistra degli anni di piombo. Parrebbe quasi un film in cui si sia capitati, risucchiati da un incantesimo. In tale quadro la Massoneria molisana (seconda metà del ‘700) si rivela la vera protagonista di una storia di tutto rispetto a cui aderirono professionisti ed intellettuali giacobini che la fortificarono in grazia dei sacrifici dei martiri del 1799, crescendo in virtù degli ideali liberali dei carbonari e dei rivoltosi (1848). Secondo Giacomo Donati, conseguita l’Unità proprio per gli sforzi generosi dei massoni (Mazzini, Garibaldi, Cavour e V. Emanuele II), nel Contado molisano i galantuomini dettero vita a legami più forti, cementati dall’anticlericalismo testimoniato dalle gazzette regionali. La Massoneria si configurò come la più grande “lobby” (trasversale) operante sul territorio. I più importanti posti di comando si trovarono nelle mani dei “fratelli muratori”, pure perché il Clero stabilì intese per un appoggio reciproco, assumendo persino funzioni di supplenza. L’àpice fu raggiunto nel 1900, con l’avvento del Fascismo, quando i partiti politici moderni si mostrarono incapaci di scalfire il tessuto regionale, senza riuscire ad aprire – come a Campobasso – manco una sezione. Le elezioni molisane promuovevano sempre gli stessi personaggi col compasso e col grembiulino e la Sede provinciale di Palazzo Magno fu roccaforte e “monumento” della setta abruzzese e molisana, facendo della Città di S. Giorgio la vera Capitale delle due regioni. Oggi gli iscritti al “Grande Oriente d’Italia” di Palazzo Giustiniani, spalmati tra le varie comunità, grandi e piccole, dell’Abruzzo e del Molise, sarebbero oltre 300, tra cui tanti giovani. Per quanto riguarda la distribuzione non sarebbe irreale riferire che il Molise conta un numero di adepti di gran lunga minore rispetto a quelli dell’Abruzzo (forse una sessantina). Tale consistenza lascia intendere che i Massoni nostrani incidono ben poco tra i fratelli della Nazione. Nell’aprile del 2008 il “Goi” dichiarò che il cuore della Massoneria batteva a Sinistra, riuscendo ad attenuare i rigori ed i timori espressi da chi – nella 20.a regione – rappresentava questa parte politica.

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