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domenica, Maggio 5, 2024

Curriculum vitae et studiorum. (Merito e non meritocrazia, per favore)

AttualitàCurriculum vitae et studiorum. (Merito e non meritocrazia, per favore)

di ADELE FRARACCI

Il curriculum non conta per diventare ministro dell’istruzione, ricerca e università, sembra però contare per fare il ‘premier’. Millantare è purtroppo fenomeno trasversale e grave sempre. È accaduto ultimamente con il ministro Fedeli e sembra accadere ora con Conte. Millantare non è più o meno grave a seconda dell’appartenenza politica. È grave sempre. La patente di onestà dovrebbe essere un pre requisito per chi assume responsabilità di governo, così come per chi svolge funzioni in ruolo pubblico. Bisognerebbe spulciare eccome i curriculum di vari funzionari e dirigenti pubblici per verificarne la legittimità e, ancor prima, l’onestà nell’accesso al lavoro e nel fare brillanti carriere. L’onestà prima della legittimità per forza. Perché in Italia, si sa, entro le pieghe della legalità e della legittimità si riescono a costruire bandi di accesso al lavoro che premiano esattamente chi si vuole premiare. A alcuni bandi mancano solo il nome e cognome, eppure essi sono impliciti; la loro costruzione e i criteri fissati individuano per l’accesso solo quel nome e cognome. Ecco la disonestà messa a sistema. È proprio contro questo sistema che sono nati i vaffa del m5stelle. Quest’ultimo ne ha fatta di strada, nelle prossime ore potrebbe diventare una forza di governo. Il curriculum vitae et studiorum è importante e deve essere però vero. Ma vero significa anche e soprattutto che dovrebbe essere non taroccato, ossia non costruito a arte e frutto della raccomandazione. Ci sono infatti curriculum che sono risultato innanzitutto della benevolenza di ‘padrini’ che assistono alla sua costruzione per l’accesso al lavoro e per far fare repentina carriera. Il rispetto del merito risiede invece solo in un sistema che implementi l’onestà, fatta di reale pari opportunità. Altrimenti si scivola, come è accaduto e accade, nella meritocrazia all’italiana. La meritocrazia in politica è un governo dei tecnici, che non può piacere perché schiaccia sforzi, aneliti, passioni a fare. Depotenzia perché i tecnici tracciano una strada che è la loro, non la nostra. Non solo depotenzia ma addirittura deresponsabilizza i cittadini. Oggi non a caso stiamo percorrendo la strada dei Monti-Fornero che proprio non piace, al punto che si è pronti a ringraziare finanche xenofobi pur di aver salva la propria vita. La meritocrazia nel pubblico in Italia è per lo più farlocca, quella dei curriculum vitae et studiorum taroccati. Quella per cui a capo dei vari settori non ci sono i migliori bensì quelli sponsorizzati da padrini. Ecco, la meritocrazia è non solo brutta e malefica, in Italia proprio fasulla e impraticabile. Quello a cui bisogna aspirare è semplicemente il rispetto del merito. In fondo si potrebbe così soddisfare la felicità, ciascuno farebbe secondo suo talento, orientamento e personalità. Forse dovremmo inviare fuori d’Italia l’analisi dei curriculum per verificarne la autenticità e non solo da un punto di vista formale e linguistico? Così facendo potremmo ridistribuire le competenze adeguatamente e uscire fuori da crisi etica, economica, democratica…. Forse così non vi sarà neppure la tentazione di ‘gonfiare’ il proprio curriculum, di suo iper accettabile, ma che sembra sempre troppo poco per aver salva la vita e cavarsela nel mercato del lavoro dove vige quasi ormai unicamente la concorrenza sleale. È ironia del paradosso, s’intende. Ma pare che stiano rimanendo solo il paradosso in Italia e l’ironia come strumento per recuperare un po’ di verità nella leggerezza.

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