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mercoledì, Aprile 24, 2024

Legge elettorale regionale, il Pd sconfessa Frattura: tre collegi

EvidenzaLegge elettorale regionale, il Pd sconfessa Frattura: tre collegi

di GIOVANNI DI TOTA

Il terreno sotto i piedi comincia a rivelarsi più molle del previsto e le ostentazioni di forza e di sicurezza hanno all’improvviso cominciato a vacillare. Specie dopo la disfatta in Sicilia.

Dunque, alla fine, anche il partito democratico, quello della segreteria Fanelli che sostiene il governo Frattura, si è guardato l’ombelico e ha deciso che per la legge elettorale regionale forse era meglio abbassare la guardia.

La proposta scaturita dalla segreteria regionale, in riunione nella serata di ieri a Campobasso, ha rimesso al centro la suddivisione in tre collegi della regione, Campobasso, Isernia e Termoli, mandando quindi definitivamente in archivio la velleità del collegio unico che costituiva invece l’architrave della legge propagandata dal governatore nelle ultime settimane.

Una legge, per la verità, che aveva provocato l’irritazione di tutti nella provincia di Isernia, ma anche all’interno dello stesso Pd. Quella del collegio unico è l’idea sostenuta dalla proposta di Vincenzo Niro, ma anche dal Movimento cinque stelle.

Dopo il coro di proteste e le perplessità sollevate anche all’interno dello stesso centrosinistra, il Pd ha rimodulato la proposta che arriverà nell’aula del consiglio tornando alla divisione dei collegi. Il Sistema elettorale rimarrebbe quello maggioritario, con l’eliminazione del listino, l’introduzione del voto di genere e l’abolizione del voto disgiunto. In sostanza una proposta di legge simile a quella di Vincenzo Niro, con la sola differenza dei tre collegi anziché di uno. Anche quella ipotizzata da Scarabeo ora si avvicina a quest’ultima soluzione. In questo caso, però , la differenza tra le due è che Scarabeo chiede di mantenere la possibilità di dare all’elettore la libertà di votare per un candidato consigliere che non sia collegato al presidente. In sostanza il voto disgiunto.

Nei prossimi giorni sarà il consiglio ad esprimersi, ma sulla strada intrapresa ieri in via Ferrari, c’è da fare alcune considerazioni.

La prima, politica, evidentissima, è una marcia indietro rispetto alla prima bozza della legge con il collegio unico voluto da Frattura, lasciato con il cerino acceso tra le mani a difenderla senza più nessuno attorno.

La seconda, tecnica ma altrettanto evidente, è che a Frattura del collegio unico, dei tre collegi o dei comuni come nel medioevo non importa più di tanto. Il padre di tutti i cavilli elettorali per il governatore resta il voto disgiunto. Una parolina che gli consente di blindare attorno al suo nome le liste e i consiglieri che riuscirà a mettere insieme. In caso contrario il rischio del fuggi fuggi degli elettori nella cabina elettorale è ormai prossimo alla certezza.

Ci vogliono togliere un altro pezzo di democrazia, ha dichiarato il deputato di articolo uno, Danilo Leva, da sempre fautore della libertà di scegliere il candidato presidente e uno qualsiasi dei consiglieri candidati in una lista qualsiasi.

Ancora tutta da decifrare la strategia dei cinque stelle, anche loro favorevoli alla restrizione della preferenza. Dalle urne siciliane è emerso chiaro un segnale: il voto disgiunto vale l’8 per cento. Ma al di là del tecnicismo, che è poi decisivo per determinare una vittoria o una sconfitta, resta il fatto che nel caso passasse questa ipotesi anche in Molise gli elettori sarebbero tutti un po’ meno liberi. E per un partito che si chiama democratico sarà ancora più difficile spiegare questa scelta ai cittadini.

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