di PASQUALE DI BELLO
Torna in aula la proposta istitutiva dell’Egam e torna il braccio di ferro in corso ormai da mesi sulla istituzione dell’Ente regionale per la gestione delle risorse idriche molisane. Ennesima seduta carica di tensione quella del Consiglio regionale: accanto a Molise Acque e alla nuova Egam, spunta la proposta di una ulteriore società che porta a tre i soggetti chiamati a governare l’acqua pubblica. Sullo sfondo una maggioranza disunita e confusionaria che sta prendendo le distanze dal presidente della Regione Frattura.
Se ne discute da un anno e mezzo e comunque la si giri, quella dell’Egam è una storia che fa acqua da tutte le parti. Ennesima seduta del Consiglio regionale ed ennesimo braccio di ferro tra i consiglieri. Dopo la scoppola rifilata da una maggioranza trasversale a Paolo di Laura Frattura, il centrosinistra corre ai ripari e tenta di recuperare i dissidenti che nella seduta hanno bocciato la figura del Direttore generale dell’ente chiamato a gestire le risorse idriche molisane. Il pericolo concreto è che dopo la fase di avvitamento, le piroette e le volute attorno agli emendamenti presentati in quantità industriale da tutte le parti, la proposta di legge 136 formulata dalla Giunta regionale venga clamorosamente bocciata e con essa vada a fondo quel poco o quel niente che tiene in vita una maggioranza avviata ormai al tramonto. Il risultato della battaglia, al momento, è la bocciatura di un paio di proposte modificative, presentate con due distinti emendamenti, avanzate dai Consiglieri Iorio e Niro, entrambe tese a definire in maniera inequivocabile la gestione pubblica di tutto il ciclo integrato dell’acqua. Il tema dello scontro, che si è riproposto anche nell’ultima seduta del Consiglio regionale, è infatti quello delle deriva privatistica che potrebbe assumere la gestione dell’acqua pubblica. Come se non bastasse, è pervenuta all’esame dell’aula una ulteriore proposta tesa ad affidare ad una ulteriore società, una azienda speciale, diversa dall’Egam e diversa da Molise Acque, la gestione delle reti idriche. In definitiva una terza società nella quale sono chiamati a confluire l’Egam stessa, la Molise Acque e i comuni molisani. Come ben si comprende, quella posta all’esame del Consiglio è una delle leggi più confusionarie della storia politica e amministrativa della Regione. Al marasma a mozzafiato che agita il Palazzo si è aggiunto strada facendo la durissima opposizione di movimenti e comitati in difesa dell’acqua pubblica e dell’esito referendario che ne ha sancito in maniera inequivocabile la qualità di bene intangibile. Se al fronte dei distinguo e delle opposizioni si aggiunge il precedente della bocciatura operata dal Tar lo scorso novembre di una analoga proposta varata dalla Giunta regionale e cassata per incompetenza dai magistrati amministrativi, il quadro a tinte fosche che se ne ricava e a dir poco inquietante. Una ostinazione, quella di Frattura e soci, che lascia adito a più di una perplessità e dubbio, facendo di quello che per definizione è un bene trasparente e cristallino, una torbida pozza sotto la quale potrebbero nascondersi per i cittadini rincari di tariffe e perdita di sovranità.