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domenica, Maggio 5, 2024

Operazione antimafia tra Molise e Abruzzo, il procuratore Roberti: “Il rischio infiltrazioni resta”

AperturaOperazione antimafia tra Molise e Abruzzo, il procuratore Roberti: "Il rischio infiltrazioni resta"

img_6540.jpgUn’isola felice dove si stava ramificando un’articolata organizzazione criminale con basi operative nel vastese e in Basso Molise. Proprio tra San Salvo, Termoli e Campomarino si sono concentrate le indagini dell’antimafia che hanno sgominato quella che gli stessi investigatori hanno definito ‘’un’associazione di natura ‘Ndranghetista operante sotto l’egida della famiglia Ferrazzo e composta sia da calabresi che da siciliani. Una base di collegamenti anche tra attività commerciali locali che, stando alle indagini, poteva contare su interessi di varia natura. Secondo la Procura ci sono elementi per affermare che l’ascesa del clan Ferrazzo in Abruzzo e in Molise sia stata ‘’in qualche modo resa possibile dalla ‘caduta’ del clan Cozzolino, precedentemente egemone nello stesso territorio, decimato dalle indagini dell’operazione ‘Adriatico’ che la Procura distrettuale de L’Aquila ha sviluppato sempre con i Carabinieri. Questo, come spiegato dal procuratore nazionale antimafia e antiterrorismo, Franco Roberti, richiede un controllo mirato e costante: ‘’Una volta che si è fatto un intervento decisivo e importante contro un’organizzazione criminale, poi non bisogna dimenticare il territorio, bisogna invece continuare a controllarlo, a monitorarlo, a investigarlo perché c’è sempre il rischio che così come è accaduto, anche in altre occasioni, altri gruppi criminali subentrino a quelli sradicati e si avvalgano dei rapporti e delle relazioni, in sostanza, già posti in essere da quelli che avevano preceduto’’. Nell’ordinanza del gip del Tribunale de L’Aquila a carico di 25 persone si contestano, a vario titolo, l’associazione di tipo mafioso, il traffico di stupefacenti, il traffico di armi, l’estorsione, il riciclaggio e altro. Quasi 150 gli indagati. Cinque gli arresti in Basso Molise, tre in carcere e due ai domiciliari oltre agli obblighi di didmora. Partono gli interrogatori di garanzia in cui le persone coinvolte nel provvedimento del giudice potranno spiegare la loro versione dei fatti rispetto alle diverse contestazioni.

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