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domenica, Maggio 5, 2024

Sanità, Fondazione Giovanni Paolo II: “Mobilità attiva” dei pazienti risorsa per il Molise

AperturaSanità, Fondazione Giovanni Paolo II: "Mobilità attiva" dei pazienti risorsa per il Molise

E’ paradossale che una risorsa per la sanità molisana, la mobilità attiva (ovvero i pazienti che vengono a curarsi in Molise), venga presentata come un problema, come rilanciato nei giorni scorsi da alcuni esponenti politici e da operatori del settore.
Ad affermarlo la Fondazione Giovanni Paolo II che gestisce a Campobasso la struttura ospedaliera di contrada Tappino.

L’aspetto che è stato evidenziato è soprattutto quello economico, che deve tener conto, secondo la Cattolica, del paziente e della qualità delle cure.

E’ evidente – affermano dalla Fondazione – che se un flusso così rilevante di persone viene in Molise, lo fa perché riceve prestazioni sanitarie d’eccellenza. Questo fenomeno, che riguarda soprattutto Cattolica e Neuromed, incide positivamente sull’economia molisana per i flussi sanitari ma anche per le attività del cosiddetto “indotto” (alberghi, ristoranti, bar, esercizi commerciali).

D’altro canto, migliaia di molisani hanno la possibilità di curarsi senza andar via dalla propria regione. E dalla Fondazione Giovanni Paolo II ricordano che la presenza della Cattolica in Molise, è stata voluta dagli amministratori pubblici proprio per arginare il fenomeno dei cosiddetti “viaggi della speranza”. E considerato che sono circa 5 mila molisani e 3.000 i pazienti di altre regioni che ogni anno vengono ricoverati alla Fondazione “Giovanni Paolo II“, l’utilità dell’esistenza della struttura – secondo i vertici del centro di ricerca – è evidente.

Quanto all’aspetto economico, ovvero al «peso» della mobilità attiva per le casse della sanità regionale, per la Fondazione Giovanni Paolo II oggi il sistema di remunerazione per i pazienti non molisani prevede il pagamento da parte delle regioni due anni dopo l’erogazione delle prestazioni. In base al contratto di servizio vigente, il pagamento delle prestazioni, erogate all’interno del limite invalicabile del budget annuale, avviene attraverso acconti bimestrali pari al 95% di un dodicesimo del suddetto limite (o inferiore se le prestazioni fatturate sono inferiori a tale importo). Il pagamento del saldo, sempre entro il limite del budget annuale, dovrebbe essere corrisposto entro 60 giorni dal termine delle procedure di verifica. La Fondazione attende il pagamento del saldo delle prestazioni erogate negli anni 2012 e seguenti, con il vincolo che il pagamento delle prestazioni erogate a favore di pazienti provenienti da fuori regione sarà corrisposto dopo due anni e solo se riconosciuto dalla regione di provenienza del paziente.

Inoltre se è vero che la Regione Molise “riscuote” gli importi dovuti con ritardo, è altrettanto vero che paga con lo stesso ritardo le somme relative alle prestazioni erogate ai cittadini molisani da ospedali non regionali (la cosiddetta mobilità passiva).

Inoltre, affermano ancora dalla Cattolica, accade pure che le strutture private convenzionate non ricevono il 100% delle prestazioni erogate ai pazienti, perché quando le prestazioni sono al di fuori del budget e delle previsioni contrattuali, la regione non le paga neanche quando riceve i soldi dalle altre regioni per quei pazienti non molisani che si sono fatti curare in Molise. Dunque fa cassa.

E dunque, dicono ancora dalla Fondazione Giovanni Paolo II con una chiosa che animerà altri dibattiti ed approfondimenti, sono le strutture private accreditate che danno assistenza di qualità ai cittadini molisani e non; evitano viaggi della speranza ai pazienti molisani; attraggono pazienti da altre regioni creando anche un indotto economico; finanziano anche il sistema sanitario regionale con le compensazioni tra regioni che vedono il Molise come l’unica regione del Sud in attivo.

pi.sal.

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