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lunedì, Aprile 29, 2024

Le “contraddizioni” della lotta al califfato

Idee e opinioniLe “contraddizioni” della lotta al califfato

califfatodi GIANPIO D’ADDARIO

Al vertice di Monaco qualche perplessità, ma un’unica certezza: la concreta possibilità di nuovi attentati anche in Europa: come agire dunque, anche in presenza di chi finanzia, più o meno consapevolmente ISIS per poi divenirne nemico, nonostante abbia dato prova di velata complicità?
La notizia degli accordi raggiunti a Monaco (Germania) nell’ambito del vertice sulla sicurezza dei Paesi facenti parte della coalizione anti – isis, Paesi che hanno discusso le strategie che, in ambito militare e politico, dovrebbero favorire una situazione di “cessate il fuoco” in Siria e permettere così gli aiuti umanitari. A preoccupare, o forse no, i presenti alla suddetta discussione, l’intervento del Premier francese Manuel Valls, che precisa: “Siamo in una guerra perché il terrorismo ci combatte”. Egli ha inoltre precisato come si sia “al cospetto di una fase di iper terrorismo, che potrebbe richiedere molto tempo dall’essere un ricordo, forse un’intera generazione”. Potremmo allora porci domande specifiche quali : Siamo dunque colpevoli delle scelte politiche e militari fatte nei decenni scorsi, in particolare per quanto riguarda il Medio – Oriente, la guerra del golfo e quella in Iraq? ne stiamo forse pagando il prezzo in campo internazionale? certo è che dall’11 settembre 2001, il terrorismo di matrice islamica ha assunto un ruolo di rilevo nei media, contribuendo a far crescere timori, direttamente proporzionali alla volontà di studio, comprensione del fenomeno. Si potrebbe affermare che l’Occidente, non risulta esente da colpe per quanto è avvenuto e sta avvenendo, sarebbe interessante però, chiedersi cosa concretamente sia doveroso fare, onde evitare ciò che potrebbe avvenire. Ci si potrebbe domandare se ISIS, non sia in realtà “tenuto in vita” da finanziatori esterni quali l’Arabia saudita, che rappresentante dell’islam di confessione wahabita, risulta essere ben lontana dal riconoscimento dei diritti dell’uomo, così come concepiti in Occidente. Gli stessi sauditi hanno, in effetti, tra i loro alleati in queste operazioni Italia e Qatar, Italia colpevole di finanziare il Califfato anche non volontariamente, con armi che erano precedentemente in possesso di combattenti curdi, addestrati dalle forze italiane e deceduti in battaglia, proprio contro ISIS. Se poi i rapporti tra Italia ed Arabia saudita, sono caratterizzati da interessi da parte nostra, legati all’esportazione di bombe, il governo Renzi tace e rinsalda i rapporti, recandosi a Ryad in visita ufficiale. Che dire poi dei rapporti travagliati tra USA e Russia, divise da anni di guerra fredda, in disaccordo circa i tempi di cessazione dei bombardamenti, ma unite ora, nel combattere un nemico comune, sapendo che gli stessi russi sostengono interessi sul territorio siriano, legati all’alleanza con Assad, osteggiato e mal visto dal resto dei presenti, che lo gradirebbero non più al potere? Che dire dell’Iran che sanzionato in passato sul nucleare dagli stati uniti, rinuncia, promette, se ne sta buono ed è ora al fianco di Obama nella lotta ad Al-Baghdadi? Come interpretare il ruolo turco, i dissapori con Mosca, il contrabbando di fucili ed il suoi dissapori con i Curdi legati a ragioni storico-geografiche? E’ chiaro che sarebbe giusto, porre una analisi di quelle che sono le “forze in campo” in relazione al loro intento di rendere pacifica una zona del mondo da troppo tempo martoriata da guerre e distruzione, sarebbe altrettanto giusto però, pensare su chi fare affidamento, dato che anche lo stesso Putin nel G20 dello scorso novembre, aveva posto dinanzi alla cruda realtà secondo cui “molti dei Paesi facenti parte del G20, finanziano il terrorismo”. Anche il leader libico Gheddafi, al momento della sua uccisione, quasi profetizzò come a suo dire: “La scelta è tra me o Al Qaeda L’Europa tornerà ai tempi del Barbarossa”. Se volessimo considerare queste parole non come un terribile ammonimento, ma come una possibilità concreta di ricordare il passato in relazione alla storia per migliorare le cose, potremmo citare per la fase di politica internazionale odierna, il detto secondo cui “il fine giustifica i mezzi”, chiedendoci: sarà proprio così?

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