di GIOVANNI DI TOTA
Dopo le garze e il ghiaccio secco, ritirato dalle ambulanze del 118, la politica del rigore praticata dall’azienda sanitaria, ha prodotto l’ennesimo risultato negativo: a terapia intensiva neonatale il reparto rischia di andare in grave difficoltà dopo che una ditta ha sospeso la fornitura dei cosiddetti circuiti respiratori. Apparecchi cioè che consentono ai bambini nati prematuri di respirare senza affanni. In pratica si tratta di veri e propri salva vita, ma l’enorme debito accumulato dall’Asrem e l’atteggiamento dilatorio nei pagamenti hanno indotto l’azienda farmaceutica a interrompere il rapporto e bloccare le forniture.
Scenario analogo, anche se meno complicato e pericoloso, nel reparto di odontoiatria. I dentisti del Cardarelli, da qualche giorno, rispediscono i pazienti indietro. E la spiegazione ha dell’incredibile trattandosi di ospedale e di sanità pubblica: non c’è materiale – dicono i camici bianchi – e carie, ascessi ed estrazioni possono andarsi a fare benedire. Unica alternativa: aprire il portafoglio e rivolgersi ai privati. Facile, elementare dirlo. Nella maggior parte dei casi si tratta di persone che non hanno la possibilità economica di sostenere costi robusti.
Due nuove prestazioni sanitarie interrotte alla faccia del diritto alla salute per tutti i cittadini. Una porta in faccia al buon senso, alla buona politica e alla buona amministrazione che, con protervia e totale disinteresse dei bisogni dei più deboli, sperpera denaro in mille rivoli ma non è nemmeno in grado di garantire alla popolazione un servizio sanitario minimo.
Ripetiamo: se qualcuno cade per strada e si ammacca la testa, le ambulanze del 118 non hanno più in dotazione le buste di ghiaccio secco: 5 euro il paio in farmacia.
Il reparto di odontoiatria si è fermato perché una delle ditte in tre anni ha accumulato con l’Asrem un credito di oltre 30mila euro. E’ il costo di un’auto blu in dotazione a un’assessore regionale.
Troppo pericoloso pensare a ciò che può accadere in terapia intensiva neonatale.
