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martedì, Aprile 23, 2024

Manuela Petescia sbugiarda Paolo Frattura. Dal Molise di tutti a più balle per tutti

AperturaManuela Petescia sbugiarda Paolo Frattura. Dal Molise di tutti a più balle per tutti

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Conferenza stampa del direttore di Telemolise, Manuela Petescia. Smontate passo per passo le accuse calunniose lanciate dal presidente della Regione, Paolo Frattura. Insieme a Manuela Petescia, il legale Arturo Messere. Di seguito il testo integrale dell’intervento.

 

di MANUELA PETESCIA

Non so cosa sia accaduto in questa regione ma mi ritrovo indagata per strani reati, come quello della corruzione della linea editoriale, e mi ritrovo accusata di fatti mai avvenuti, come quello della cena a fini estorsivi.

Una cena a cui non ho mai preso parte, e tantomeno ne ha preso parte il magistrato Fabio Papa.

Semplicemente perché l’ha inventata Paolo Di Laura Frattura.

Tutto condito dalle carte giudiziarie del cosiddetto Sistema Iorio, carte che ho denunciato dimostrando le manipolazioni (soprattutto relative alle intercettazioni telefoniche), la calunnia, gli abusi e i falsi.

Grazie alla Questura di Campobasso dei tempi, quella diretta dal Questore Giancarlo Pozzo, dal vice Questore Giuliana Frattura, sorella del Governatore, e dal Capo della Squadra Mobile, Giuseppe Annicchiarico, improvvisamente mi si accusa di reati nuovi e fatti inesistenti: ma guarda caso su queste stesse persone pesano oggi indagini giudiziarie gravissime e per reati molto simili – forse fin troppo simili – a quelli che ho denunciato io.

Insomma giusto il tempo di litigare con Frattura negli anni in cui sua sorella aveva un ruolo apicale nella polizia giudiziaria.

Una coincidenza spettacolare.

Ma veniamo ai fatti.

Sono stata intercettata come parte offesa di un presunto ricatto, sostituendo il nome di Fabio Papa con quello di Michele Iorio.

E questo è un fatto.

Per ascoltare il magistrato, ed evitare che le indagini finissero per competenza a Bari, un’intercettazione in cui si parla della possibilità che Ignazio Annunziata divulghi la mia storia privata con Fabio Papa diventa la possibilità che Ignazio Annunziata divulghi la mia storia privata con Michele Iorio.

Stesso giorno, stessa ora e stesso interlocutore.

Magica e formidabile manipolazione.

Conversazioni normalissime, anche le più banali, vengono accompagnate da commenti atroci, fino a definirmi pericoloso criminale e fino a chiedere i miei arresti.

E su quali basi venivano chiesti questi arresti?
Sulla base di un blocco di conversazioni telefoniche registrate dal cellulare del Presidente della regione Michele Iorio, e sulle quali il Gip Maria Rosaria Rinaldi aveva rigettato la richiesta di intercettare il mio telefono, scrivendo NERO SU BIANCO che non commettevo alcun reato.
Bene il capo della squadra mobile di Campobasso, Giuseppe Annicchiarico, ha formulato per due volte la richiesta di arresti nei miei confronti usando come materiale probante le stesse conversazioni bocciate dal Gip Maria Rosaria Rinaldi perché (definite da lei) NORMALISSIME.

Anche questo è un fatto.

E guarda caso Giuseppe Annicchiarico, oggi trasferito, è stato rinviato a giudizio a Taranto con un’accusa gravissima, quella di aver fatto arrestare ingiustamente due persone.

Un’imputazione coatta del gip di Taranto.

E anche questo è un fatto.

Contemporaneamente Giancarlo Pozzo e Giuliana Frattura sono stati raggiunti da una richiesta di rinvio a giudizio per intromissioni indebite in attività giudiziarie.

Un’altra formidabile coincidenza.

Ho dunque denunciato la polizia giudiziaria per manipolazione delle intercettazioni telefoniche, calunnia aggravata, falso ideologico e abuso d’ufficio, i fascicoli sono stati aperti e attendo fiduciosa l’esito di queste indagini parallele, ma la premessa è importante perché è alla base della violenta rappresaglia di Paolo Frattura alla Procura di Bari contro me e contro Fabio Papa.

Il Presidente bugiardo, infatti, ha atteso di venire in possesso di quelle carte per condirle di ulteriori farneticazioni e presentare la sua denuncia su una cena e su un’estorsione inesistenti, mai avvenute, ma presentandosi con il biglietto da visita del Sistema Iorio.
Cioè presentandosi a Bari con le indagini manipolate portate avanti dal magico team della ex Questura di Campobasso dove operava sua sorella.

Un magico team di indagati e rinviati a giudizio.

Spettacolare.
Con 14 mesi di ritardo rispetto ai giorni in cui i reati si sarebbero consumati, senza indicare la data ma solo il periodo di riferimento, cioè ottobre 2013, Frattura si precipita a Bari e si ricorda di una cena.
La memoria corta è rivitalizzata dalle carte del 1414/2012 che usa e saccheggia a piacimento e proprio nelle parti manipolate.

Sostiene, nella sua denuncia schizofrenica e lacunosa (lacunosa a partire dalla data), che l’avrei invitato a una cena per farlo ricattare dal povero Fabio Papa in persona.

In un primo momento la cena è a casa mia e i commensali sono tanti.

In un secondo momento si corregge (quando viene interrogato per chiarimenti): la cena è a casa del magistrato e il commensale-testimone è solo uno: il suo amico avvocato e sodale Salvatore Di Pardo.

Perché Fabio Papa avrebbe dovuto esporsi a un rischio del genere, oltretutto in un periodo in cui gli avevano assegnato la scorta (!), non si comprende in nessun modo: è un insulto alla sua e alla nostra intelligenza.

Molto più semplice sarebbe stato (se davvero avessi voluto ricattare Frattura), avvicinarlo e sussurrargli in un orecchio – da sola, faccia a faccia e senza pericoli né tantomeno testimoni – la possibilità di condizionare il magistrato.

Ma l’obiettivo evidentemente era un altro: il trasferimento del pm che indagava su di lui.

Fatto sta che ho provveduto a denunciare Frattura (per calunnia e per tutti gli altri eventuali reati) non appena ho avuto notizia di questa sua denuncia.

Fabio Papa, ovviamente, ha fatto altrettanto.

I giudici hanno un modo incontestabile di accertare la verità, e questo ho chiesto nella memoria difensiva presentata a Bari: si accerti, con apposita indagine tecnica, se risulti che i cellulari dei quattro presunti commensali siano mai stati “agganciati” insieme nello stesso posto, nei luoghi e nelle ore riferite del mese di ottobre 2013.

E abbiamo chiesto questa verifica in tutti i giorni del mese di ottobre, visto che lo smemorato non ha saputo indicare una data.

Di queste perizie tecniche ancora non so il risultato.

E veniamo al nodo centrale dei reati che ci contestano a seguito della denuncia di Frattura.
La Biocom.

Sulla biocom gira una bufala, un mantra che si rinnova di volta in volta con tutti gli articoli di tutti i giornalisti, ovviamente un mantra sollecitato e tramandato da Frattura in persona.

Eppure le carte ci sono e parlano chiaro.

Fabio Papa non ha mai aperto o ri-aperto l’indagine Biocom.

Semplicemente perché non era stata mai archiviata.

L’indagine Biocom l’ha aperta il Procuratore Capo della Procura di Campobasso, Armando D’Alterio per poi consegnarla al magistrato Papa con una procedura di assegnazione automatica.

AUTOMATICA.

Cioè secondo la normale procedura del Tribunale di Campobasso.

Questa indagine, istruita nelle sue fasi iniziali, conteneva la proposta di archiviazione inoltrata a D’Alterio dalla Squadra Mobile di Campobasso.

La firma è di Giuseppe Annicchiarico.

Ma D’Alterio non l’aveva affatto archiviata.

E ho le fotocopie:

il 22 maggio del 2013 D’Alterio in persona affida le indagini alla DIGOS.

Avete sentito bene, D’Alterio affida le indagini alla DIGOS.

E il 10 giugno 2013, cioè in soli dieci giorni lavorativi, a D’Alterio arriva la risposta, non della Digos ma della Squadra Mobile.

Cioè la Squadra Mobile – quella del magico team, sia chiaro, non quella attuale – si appropria delle indagini affidate alla Digos e risponde in fretta e furia con una proposta di archiviazione: non c’è reato.

Ora vi invito a fare una riflessione.

Seppure fosse vero che quell’indagine andava archiviata, cosa che poi è avvenuta in questi giorni, la Procura di Campobasso ha impiegato comunque due anni per giungere a una conclusione.

Come è possibile che la Squadra Mobile diretta da Giancarlo Pozzo e Giuliana Frattura l’avesse istruita e conclusa in dieci giorni?
Quando arriva il turno di Fabio Papa, succede la stessa e identica cosa.
Il magistrato assegna la delega di nuovo alla Digos, così come aveva fatto D’Alterio, e gli risponde di nuovo la Squadra Mobile.

E mentre vi racconto questi fatti, scolpiti indelebilmente nelle carte giudiziarie che ho a disposizione, sento dire da Frattura e riportare a pappagallo da tutti gli altri: Fabio Papa e Manuela Petescia volevano deviare le indagini dalla Squadra Mobile alla Digos.
Ma qualcuno si rende conto dell’immensità di questa frottola?

Le carte sono a vostra disposizione.
Le domande sono due: perché chiedere l’archiviazione in tempi così stretti, come fosse un evidente tentativo di affossare l’indagine Biocom e, soprattutto, chi e perché deviava le deleghe?

E allora veniamo alla cosiddetta parte lesa, il Questore Giancarlo Pozzo.

Una persona da poco raggiunta – come si diceva – da una richiesta di rinvio a giudizio insieme a Giuliana Frattura per ragioni di interferenze in questioni giudiziarie.

Ebbene la parte lesa- Questore Pozzo ha realmente “interferito” nell’indagine sulla Biocom.

Lo dicono i suoi più stretti collaboratori, sotto interrogatorio.

22 gennaio 2014, il pm Nicola D’Angelo interroga Francesco Lagrasta, dirigente della Digos all’epoca dei fatti.

Lagrasta riferisce testualmente: «Il Questore mi disse che il nostro ufficio aveva un organico che non consentiva di fare indagini complesse per cui sarebbe stato opportuno passarla alla Squadra Mobile».

25 gennaio 2014, il pm D’Angelo interroga Diego Buso, primo dirigente della Questura di Campobasso.

Buso dichiara: «Il Questore ribadì che quella tipologia di attività ed in genere quella sulla pubblica amministrazione andava svolta dalla Mobile sulla base di una serie di circolari e anche di richiami fatti ai Questori dal Capo della Polizia».

Ma le circolari citate dal Questore, in realtà, dicono tutto l’opposto.

Circolare del Capo della Polizia, 23 gennaio 2003: «Per quanto attiene al quadro delle competenze della sezione investigativa, si evidenzia che le Digos continueranno a svolgere attività di investigazione preventiva e giudiziaria in materia di reati contro la pubblica amministrazione, qualora gli stessi, per gravità e risonanza, possano incidere sulla credibilità ed il regolare funzionamento delle Istituzioni».

Sempre secondo le circolari del ministero, erano destinate «alla Squadra Mobile le indagini politiche di poco conto e in particolare quelle di nessun rilievo».

E allora la domanda che mi pongo è la seguente: il pm Papa ha aperto un’indagine sul Questore per motivi di ritorsione, per mia istigazione, o perché le circostanze lo richiedevano?

Allora, e concludo.

A tutt’oggi non ho ricevuto alcuna richiesta di rinvio a giudizio.

L’ultima notizia di cui sono in possesso è che il pm, Pasquale Drago, decise di riaprire le indagini, facendosi consegnare le utenze telefoniche dei presunti commensali.

L’esito degli accertamenti chiesti da noi non lo conosco ma – se è vero che mi arriverà una richiesta di rinvio a giudizio – posso solo pensare questo: quando a raccontare bugie sono i cittadini comuni forse è più facile, per un Procuratore, archiviare, non essendo possibile ricostruire un reato in assenza della data in cui si sarebbe consumato e di prove che vadano oltre la parola di un denunciante e la conferma di un suo amico.

Trattandosi invece di un Presidente di Regione, le cui gesta affaristiche e menzognere a Bari non sono note, immagino che la cosa più semplice da fare –  ripeto se è vero che mi arriverà la richiesta di rinvio a giudizio – sia quella di richiedere l’intervento di un giudice terzo.

Ad ogni modo sono certa che davanti al Gup queste accuse saranno smontate una per una e archiviate.

Ma fateci caso: ogni volta che Frattura è in difficoltà per le sue malefatte, convoca la stampa per parlare di Manuela Petescia, Fabio Papa e Telemolise.

Per esempio, chiamato in consiglio regionale a rispondere sugli arresti dell’assessore Scarabeo, Frattura ha letto, inventandola di sana pianta (e anche questo episodio è stato denunciato), una intercettazione tra me e Fabio Papa mai avvenuta e mai trascritta.

Ma di esempi ne potrei fare a decine.

Fino ad arrivare a oggi quando, chiamato a rispondere sullo scandalo nazionale della sua villa al mare, si procura (e non si sa come) la presunta richiesta di rinvio a giudizio promossa dalla sua denuncia schizofrenica e manda al popolo molisano, già ampiamente stuprato dalle sue menzogne, un messaggio che somiglia vagamente a questo: seppure fossi indagato e seppure la mia azione politica e amministrativa fosse deludente, non fa nulla perché il criminale di questa regione è Manuela Petescia.

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