La vertenza Ittierre, con tutto ciò che ne consegue in termini di impoverimento generale del Molise, rischia di fare da detonatore all’esplosione di uno stato di malessere sociale non più contenibile.
I primi ad esaurire il loro periodo di cassa integrazione, i lavoratori di esattorie e di Gam, subito dopo Zuccherificio e Ittierre, senza contare le migliaia di ex lavoratori di centinaia di imprese e aziende che si sono fermate nel corso del 2014, probabilmente l’anno più nero della storia economica del Molise.
Una situazione da allarme sociale, ben evidenziata da Danilo Leva che, preoccupatissimo, si è rivolto direttamente a Renzi, chiedendo che l’approvazione dell’Area di crisi per il distretto industriale di Bojano-Venafro non finisca nel libro dei sogni.
Qui non si tratta di far cambiare lavoro a circa tre-quattromila lavoratori, perchè il lavoro non c’è. Qui si tratta di inventarsi delle soluzioni alternative, per lo meno un percorso e degli obiettivi, in cui coinvolgerli.
Tanto può fare, o meglio potrebbe fare, la Regione con il Fondo Sociale Europeo, magari rimpinguandolo con altri finanziamenti, per ora finalizzati a progetti che non hanno né capo, né coda.
Programmare la spesa di 90 milioni per la viabilità, o per la barzelletta della metropolitana leggera tra Matrice e Campobasso, rischia di farci finire un’altra volta sulle Tv nazionali, come la storia della patata turchesca.
Insomma, si possono spendere milioni di euro per strade e opere inutili o quasi, di fronte a una platea sociale che urla ogni giorno la propria disperazione?
In una regione normale, la domanda non se la porrebbero proprio, in Molise, sulla metropolitana leggera, ci hanno anche organizzato una conferenza stampa, senza dire però che quel collegamento ferroviario alternativo aveva ragione di esistere quando i lavoratori dovevano raggiungere il loro posto di lavoro, nella zona industriale che gravita su Campobasso, non oggi che non ci sono più né le aziende, né i lavoratori. (edg)