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lunedì, Maggio 6, 2024

Truffa delle chiavette clonate, un “affare” da 300 mila euro: 15 arresti ed oltre 100 indagati

AperturaTruffa delle chiavette clonate, un "affare" da 300 mila euro: 15 arresti ed oltre 100 indagati

di FABRIZIO OCCHIONERO

Le indagini sono partite un anno fa dalla denuncia della società che gestisce i distributori automatici di snack e bevande allo stabilimento Fiat di Termoli. Un ammanco di decine di migliaia di euro che cresceva di mese in mese nonostante l’effettivo utilizzo quindi il pagamento dei prodotti con le chiavette. In pochi mesi i Carabinieri sono riusciti ad accertare che le ricariche non venivano fatte nel distributore ma sfruttando un sowtfare che falsificava il sistema di pagamento e consentiva di realizzare la truffa sempre con la stessa modalità. Quindici euro e nove centesimi caricati sulla chiavetta clonata in cambio di cinque euro che venivano versate dagli utilizzatori ai componenti del gruppo tanto che alla ditta non arrivava nulla e chi le usava, in pratica, pagava cinque euro e otteneva una ricarica del triplo. L’inchiesta ‘chiavetta magica’ coordinata da procuratore di Larino, Ludovico Vaccaro e condotta dai Carabinieri della Compagnia di Termoli in collaborazione con i militari di altre stazioni ha portato alla luce un’associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata e all’alterazione degli strumenti di pagamento. Quindici le ordinanze di custodia cautelare, sette in carcere e otto agli arresti domiciliari, notificate a operai del gruppo Fiat e a dipendenti di ditte esterne. Otto in provincia di Campobasso tra Termoli, Guglionesi, Ururi, Santa Croce di Magliano e Portocannone; sei in provincia di Foggia e una a Lanciano. Dalle indagini è emerso che il promotore dell’associazione, un operaio di 52 anni dello stabilimento di Termoli, aveva scoperto il modo di clonare le chiavette tramite un dispostivo collegato al computer. Gli altri sei finiti in carcere si preoccupavano di reperirle mentre gli otto ristretti ai domiciliari avevano il contatto con gli effettivi utilizzatori. Nelle telefonate intercettate le chiavette venivano chiamate anche limoni o mozzarelle ma ai Carabinieri la ‘struttura piramidale’ dell’associazione era apparsa subito chiara. Da una prima stima il valore della truffa arriva a trecentomila euro e i dipendenti indagati sono oltre cento non solo all’impianto di Rivolta del Re ma anche alla Sevel di Atessa, all’ex Sofim di Foggia e alla Fiat di Pratola Serra. I risultati dell’operazione sono stati presentati dal comandante provinciale dei Carabinieri, Andrea Bertozzi, dal comandante della Compagnia di Termoli, Paolo Nichilo e dal luogotenente, Piero De Carlo. Nel corso delle indagini sono inoltre spuntate anche parti di ricambi e gli investigatori devono accertare se sono state sottratte da uno stabilimento e fare chiarezza su questo aspetto. Secondo il procuratore Ludovico Vaccaro il sistema rischiava di espandersi ancora. Le persone interessate dai provvedimenti di custodia cautelare si trovano a disposizione dell’autorità giudiziaria in attesa degli interrogatori di garanzia.

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