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giovedì, Aprile 18, 2024

Cassa integrazione o cassa da morto? Burocrazia e disperazione: storia lunare di una Regione da chiudere

AperturaCassa integrazione o cassa da morto? Burocrazia e disperazione: storia lunare di una Regione da chiudere

di PASQUALE DI BELLO

Un estenuante ping pong tra Assessorato al Lavoro e Inps rischia di trasformarsi in una tagliola accessoria per centinaia di lavoratori e famiglie stremate dalla crisi e che da mesi attendono la liquidazione della Cassa integrazione in deroga. Follie burocratiche che aggravano all’inverosimile la disperazione dilagante in una Regione da chiudere.

Presi da una mattinata di ugge, abbiamo deciso di fare visita all’INPS. Il nostro intento, quello di verificare lo stato dell’arte per la Cassa integrazione in deroga, una questione che riguarda moltissimi cittadini molisani. Noi, sia detto subito per inciso e per onestà intellettuale, ci troviamo tra costoro, ma non ne faremmo parola se non fosse perché la questione, come detto, riguarda centinaia di lavoratori e altrettante famiglie. Una storia lunare, tipica di certe burocrazie regionali con le chiappe al sicuro e al caldo, garantite e protette oltre la grazia di Dio e, soprattutto, sicure di ricevere con puntualità svizzera la paga a fine mese.

La domanda, allo sportello dell’INPS, molto semplice: una verifica dell’iter di liquidazione della Cassa integrazione in deroga. Tanto per capirci, siamo a novembre e stiamo parlando di somme che partono da gennaio 2014. All’INPS, una signora molto gradevole, dai capelli biondi e dagli occhi celesti, in un primo momento c’è parso volesse riderci in faccia, poi invece abbiamo capito che il sorriso era per addolcire la pillola amara che stava per servirci. “Qui è tutto fermo. Dalla Regione per la Cassa integrazione in deroga non hanno autorizzato nulla”. A quel punto, nonostante il sorriso, gli occhi celesti e i capelli biondi, qualche nuvola di fumo taurino dev’esserci scappata dalle narici, tanto è vero che, come si suol dire, non c’abbiamo visto più. Sfumata però l’incazzatura, e diradatasi la nebbia dell’ira, ci siamo ricordati della nostra professione, quella giornalistica, che ha un presupposto essenziale: la curiosità. Animati quindi dal proposito di capire in nome e per conto di centinaia di cittadini ai quali ci accomuna una medesima sorte ed una medesima e probabile presa per i fondelli, abbiamo fatto quello che normalmente un giornalista fa davanti ad una notizia. Verificarla.

Allora, se l’INPS dice che la Regione non ha autorizzato nulla, andiamo a scoprire le carte. Tutto vero, purtroppo, nonostante da parte dello Stato siano state individuate e ripartite le somme. Dalla Regione appuriamo che c’è tutto: soldi, esame congiunto con le imprese e le organizzazioni sindacali, elenco delle aziende e dei lavoratori, pareri dell’Inps … manca solo la firma da parte di un certo dottor Tal dei Tali (di cui volutamente omettiamo il nome) sotto ai decreti che autorizzano l’INPS alla liquidazione delle somme dovute. E sapete perché manca la firma? Perché la gloriosa Regione Molise, a differenza delle altre, non ha sottoscritto entro la fine dello scorso anno i necessari accordi in proroga con il Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali. In pratica, il dottor Tal dei Tali e l’assessore Tal dei Tali hanno brancolato nel buio.

La vicenda, sulla quale ci riserviamo di tornare, è in sé gravissima, poiché ha a che fare con la vita di centinaia di lavoratori e famiglie, vita che, a quanto pare, conta poco o nulla per chi governa questa Regione che andrebbe chiusa seduta stante per manifesta indegnità a definirsi tale.

Il fatto, come dicevamo, è in sé gravissimo ma, nonostante questo, ha un suo risvolto grottesco. Dopo le nostre ugge e la mini inchiesta del mattino, al ritorno in redazione abbiamo appreso di un telefonata pervenuta dall’assessorato: una voce ha preannunciato la firma dei decreti. Ecco, lasciatecelo dire, questa toppa è anche peggiore del buco che si vuole coprire. Vorremmo vivere in una Regione normale, dove non è necessario essere giornalisti, e per giunta rompicoglioni, per smuovere le acque. Vorremmo vivere in una Regione dove ciascuno fa la propria parte con coscienza e diligenza, compresi i dottori e gli assessori Tal dei Tali. Specie quando è in gioco la pelle dei cittadini che, con quei soldi dovuti e che rappresentano un loro diritto, non ci giocano ma ci campano e che una cassa integrazione, pagata a babbo morto, per chi ci vive può diventare una cassa da morto se arriva troppo tardi. Adesso, posto che i decreti verranno firmati, scopriremo quanti mesi serviranno all’INPS per il resto.

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