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domenica, Maggio 5, 2024

Molise fuori dai contratti di sviluppo

EvidenzaMolise fuori dai contratti di sviluppo

di ENZO DI GAETANO

Ventiquattro contratti di sviluppo, investimenti per 1,44 miliardi, 700 dei quali finanziati dallo Stato attraverso i fondi Ue, che “creeranno o salvaguarderanno 25 mila posti di lavoro”. Queste le cifre annunciate da Matteo Renzi. L’80% dei contratti, ha detto Renzi, riguarderà le regioni del Sud e sarà quindi “concentrato nelle quattro regioni dell’obiettivo Convergenza, ovvero Campania, Calabria, Puglia e Sicilia”. Il 44% dei programmi di investimento è promosso da imprese controllate da gruppi esteri. Nel dettaglio, dei 24 contratti, 20 riguardano l’industria, 3 il turismo e uno il commercio.

Neanche una parola o un accenno sull’esclusione del Molise. Eppure la nostra regione ha fermi a Roma ben due contratti di sviluppo, relativi a due grandi realtà: Neuromed ed Ittierre.
L’ennesima esclusione dalla lista della spesa del governo, suona come un ulteriore beffa per una regione come il Molise che sembra essere diventata lo zimbello di tutti, o l’esempio negativo da citare nel raffronto con altre realtà. Neanche una parola sul fatto che con la crisi economica paghiamo lo scotto pesantissimo degli anni passati, quando uscimmo dall’Obiettivo Uno, poi diventato Obiettivo Convergenza, per le brillanti performance del settore industriale molisano. Erano altri tempi, c’era l’Ittierre che fatturava 600 milioni di euro all’anno, quasi quanto il bilancio regionale. A causa di quelle performance, il Molise uscì dall’Obiettivo Uno, quello che prevedeva benefit comunitari e sgravi contributivi per le regioni più arretrate. Oggi, con la crisi economica e industriale, saremmo dovuti rientrare di corsa, ma nessuno, né a Roma, né a Bruxelles fa qualcosa per ripescare il nostro povero e derelitto Molise. Tant’è che, attualmente, nonostante sia precipitato il Pil regionale, il Molise dallo Fse viene ancora annoverato tra le aree ricche del paese, come le Marche, o le province di Trento e Bolzano. Basterebbe un provvedimento governativo, recepito da Bruxelles per farci rientrare, ma a nessuno sembra importare più di tanto delle nostre sorti, nonostante che gli uni si lamentino e gli altri facciano finta di agitarsi. Tutto fumo. E poi pianto greco generale quando le industrie vanno via dal Molise per emigrare in Campania o Puglia.
Complessivamente, fino ad oggi, sono stati approvati 36 programmi di investimento strategici in larghissima parte localizzati nelle regioni del Mezzogiorno. Si va dalla produzione di energia alle telecomunicazioni e tra le principali imprese coinvolte figurano Telecom, Vodafone, Bridgestone e Unilever. Ma i contratti riguardano anche realtà minori come Ponti, San Marzano e Euralenergy. Sul lavoro e il rilancio dell’occupazione “la politica si gioca la sua credibilità”, ha detto Renzi. E con la firma dei 24 progetti il governo prova a dare messaggi concreti: venticinquemila posti di lavoro salvati o creati. E, soprattutto, il ritorno di una politica industriale in Italia. Ma non in Molise.

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