di GIOVANNI DI TOTA Quelli fotografati dallo Svimez sono gli anni durante i quali la crisi veniva malcelata e la polvere finiva sotto il tappeto. Tra il 2008 e il 2010, è questo il periodo preso in esame dall’associazione per lo sviluppo industriale del mezzogiorno, i segnali della recessione erano già fortissimi. Nonostante i tentativi del governo in carica di infondere ottimismo, tutti gli indicatori preannunciavano l’imminente arrivo del disastro.
Il rapporto presentato oggi a Roma, rivela la solita Italia a due velocità, che nel triennio preso in considerazione diventano addirittura tre. E la pressione fiscale, incide sui bilanci delle famiglie italiane anche per i tributi versati alle Regioni. Ogni cittadino, tra il 2008 e il 2010 ha pagato in media alla propria regione 914 euro l’anno. Di questi 642 di Irap e 143 per l’Irpef. Tuttavia, le differenze tra le regioni sono sensibili. E’ evidente la spaccatura tra nord e sud, e tra le regioni meridionali ci sono quelle colpite dal piano di rientro causato dal deficit nella sanità.
Per un’aliquota media del 3,9 per cento pagata dagli italiani, si sale quasi al 5 per cento in Molise, 4,9, insieme a Calabria, Campania e Lazio. Tasse più alte, dunque, prodotte anche da una cattiva gestione. Peraltro, dallo Svimez hanno ribadito che l’Irap, colpendo il prodotto delle imprese, diventa un’ennesima imposta sul consumo che ha come effetto l’aumento dei prezzi delle merci acquistate dai consumatori.
Capitolo sanità. Il capitolo di spesa apre una forbice tra le regioni italiane che varia dai quasi duemila euro pro capite spesi dal Lazio, 1967 euro e dal Molise 1809 euro alla Calabria, ultima con quasi 500 euro in meno per cittadino. Salta all’occhio la differenza tra la nostra regione e l’Emilia Romagna, dove la spesa sanitaria è differente per un solo euro per ogni cittadino. Superfluo mettere in evidenza il livello di qualità dei servizi erogati.
