350.000 italiani uccisi dal regime comunista del maresciallo Tito. Uno dei più grandi crimini contro l’umanità. Sono i delitti delle foibe, il triste epilogo della seconda guerra mondiale per gli uomini e le donne della Venezia Giulia e della Dalmazia, colpevoli solo di essere italiani e di vivere in territori non più destinati a loro, tra l’ottobre del 1943 e il maggio 1945.
E così il 10 febbraio, con la legge numero 92 del 2004, è diventato il giorno del ricordo per commemorare le vittime innocenti della ferocia comunista. Sono soprattutto i ragazzi che hanno deciso di ricordare quella triste vicenda, un crimine senza precedenti. Uomini e donne massacrati e gettati, alcuni ancora vivi, nelle foibe, voragini rocciose tipiche dell’Istria.
A Campobasso gli studenti dell’istituto professionale per l’industria e l’artigianato hanno organizzato una mostra, nei saloni dell’ex gil, per non dimenticare quelle atrocità.
Mercoledì, sempre all’ex Gil, ci sarà anche un convegno dal titolo “Foibe – martiri dimenticati” organizzato ancora dall’Ipia durante il quale sarà proiettato un video realizzato dagli studenti. All’incontro parteciperà lo storico e ricercatore della lega nazionale di triste Lorenzo Salimbeni e l’esule Angelo Tomaselli.
Anche al liceo scientifico Romita di Campobasso è stato organizzato un incontro per ricordare il massacro delle foibe. “Una pagina di storia spesso dimenticata ma che è stata una delle più grandi tragedie subite dal popolo italiano” – hanno detto i relatori del convegno. Durante l’incontro si è parlato della violenza con la quale furono uccisi migliaia di italiani, uomini e donne, senza alcuna distinzione. La colpa delle vittime, barbaramente uccise e buttate nelle foibe – hanno sottolineato i relatori – fu quella di essere italiani che vivevano in Dalmazia e Venezia Giulia e di non essersi piegati al regime comunista del maresciallo Tito. Una tragedia senza precedenti – hanno concluso – e che deve essere ricordata per non cadere nell’oblio delle nuove generazioni.