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venerdì, Aprile 26, 2024

Forza Italia e PD: la politica molisana tra Cubismo, Tafazzi e Muppett Show

AperturaForza Italia e PD: la politica molisana tra Cubismo, Tafazzi e Muppett Show

di PASQUALE DI BELLO

La nomina di Gianfranco Rotondi a commissario regionale dei Forza Italia e la corsa tutta “renziana” alla segreteria regionale del PD, evidenziano ancora una volta tutte le anomalie e i paradossi della classe politica molisana.

Due sono le cose memorabili (si fa per dire) della settimana appena trascorsa: la nomina di Gianfranco Rotondi a commissario regionale di Forza Italia, da un lato, e la corsa tutta renziana alla segreteria regionale del Partito democratico, dall’altro. Un Muppet Show, cioè uno spettacolo di marionette di pezza, che solo un incidente geografico e un accidente della Storia come il Molise si poteva permettere. Sia detto absit iniuria verbis per i diretti interessati – che qui entrano in scena solo incidentalmente – ma con assoluto disdoro per larga parte della classe politica molisana (se tale può definirsi l’informe ammasso di protoplasma prodotto negli ultimi anni dalla politica): qui non bastano più le classiche due dita sul naso, tanto è forte il lezzo che si alza dagli ultimi avvenimenti. Bisogna sigillarsi le narici con una colata di calcestruzzo. Solo così ci si potrà (forse) salvare dai miasmi mortali di una colonizzazione che va avanti da venti anni e che non arresta a fermarsi, esattamente da quando la discesa in campo berlusconiana consenti l’alzata delle chiuse e il passaggio di ogni tipo mercanzia. Andando a memoria, in quel 1994 a noi molisani toccò eleggere in Palamento la buonanima di Cesare Cefaratti (Polo del buon governo), un perfetto sconosciuto catapultato in Molise da Gianfranco Fini. Poi nel 1996 fu la volta di Federico Orlando (l’Ulivo) che in Molise c’è nato ma che ha trascorso tutta la vita altrove e quindi, via via, sino a Silvio Berlusconi passando per Enrico La Loggia e senza dimenticare Antonio Di Pietro, che sarà pure di Montenero di Bisaccia ma che ci pare non viva e risieda in Molise da qualche decennio.

Nel tempo, oltre alla rappresentanza parlamentare, al Molise sono stati imposti anche i dirigenti di partito. Carlo Sarro, per restare al penultimo, imposto dal Pdl romano ai sudditi molisani. Tornando all’indietro, potremmo citare un Silvano Moffa o un Marcello Taglialatela per An. Ora i mangiatori di spade sono tornati alla carica, e c’hanno mandato in regione uno dei più potenti sonniferi in commercio: Gianfranco Rotondi, un calamaro democristiano da prima repubblica. Sarà lui il commissario di Forza Italia in Molise, come se nessun forzista molisano sia in grado di guidare il partito.

Dall’altra parte, a sinistra, e cioè tra i democratici, le cose sono sì più nostrane ma, indubbiamente, altrettanto comiche. Pare che alla bandiera del PD vogliano aggiungere una bottiglia, quella storicamente piena di sabbia che Tafazzi usava battersi a ripetizione sulle pudenda in un gesto a metà tra il masochismo e l’autoflagellazione. Insomma, mentre in tutta Italia le correnti si scannano tra renziani e cuperliani, tra cuperliani e civatiani e tra civatiani e renziani, in Molise lorsignori hanno trovato il sistema di spacchettare cose che nemmeno il tritolo riuscirebbe a dividere. La corrente renziana – facendo ridere tutt’Italia – è riuscita a dividersi tra fanellianni e venittelliani, sposnsorizzati a loro volta dai fratturiani e facciolliani da un lato e dai rutiani e leviani dall’altro. Insomma un guazzabuglio che pare la pasta della pizza (o la trippa di certi camionisti): mentre la tiri da una parte si deforma dall’altra assumendo conformazioni inquietanti.

Ora, e in conclusione, se questo è il quadro è di certo un Picasso. Un capolavoro del genere poteva riuscire solo ai cubisti di questa regione. La politica molisana, come l’arte cubista, puoi guardarla da vari punti di vista: sopra, sotto, dentro, fuori, di profilo e alla fine concludere solo in un modo: che non c’hai capito un beato tubo. Anzi, un beato cubo.

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