Anche le successive nomine effettuate dal presidente Niro confermano la linea precedente: logiche lottizzatorie. Ma questa volta non vogliamo soltanto criticare ma far comprendere ai molisani come si potevano fare nomine giuste e meritocratiche. L’esempio viene dalla Germania, paese da cui abbiamo molto da imparare. Le persone nominate dalla politica nelle varie istituzioni in questo Paese devono anzitutto superare una selezione aperta a chi possiede i requisiti, e comunque basata sullo scrutinio per merito comparativo. I vincitori, quindi, stipulano con
l’amministrazione un contratto di lavoro a tempo determinato, entrano a far parte di una graduatoria e
acquisiscono lo status e, in una certa misura, la retribuzione dei funzionari pubblici (mai superiore ai 2000 euro mensili come limite massimo). Superare la selezione, tuttavia, non è ancora sufficiente. La titolarità degli
incarichi, infatti, viene conferita solo successivamente, sulla base di una scelta
dell’autorità politica, tra i vincitori della valutazione comparativa fondata su merito e competenza specifica. La selezione è effettuata da una Commissione terza non composta da politici ma da magistrati e docenti universitari. Entro
certe percentuali minime (circa il 10%), infine, è ammissibile anche la chiamata politica diretta di personale esterno ma a patto che sia di
comprovata esperienza e competenza.
Questo approccio è reiterato, sia pure con forme e con meccanismi di nomina differenti, per
tutte le differenti figure nominabili della politica. In paesi civili, dunque, si tiene conto, sempre e comunque, del principio democratico dell’imparzialità e dell’eguale accesso agli incarichi pubblici.
Chi vuole cambiare il Molise seriamente e non a chiacchiere doveva e poteva semplicemente approvare regole simili. Perché non è stato fatto? Semplice! La risposta è gattopardesca: “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”. (Vincenzo Musacchio – Presidente Co.Re.A. – Molise)-.