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martedì, Aprile 16, 2024

Costi della casta, il popolo sovrano assedia il Consiglio regionale

AperturaCosti della casta, il popolo sovrano assedia il Consiglio regionale

di PASQUALE DI BELLO

Riuscita la manifestazione indetta dal Movimento 5 Stelle contro i presunti tagli alle indennità dei consiglieri regionali. Davanti a palazzo Moffa, gente comune e lavoratori hanno messo “sotto accusa” la classe politica per le esorbitanti indennità mensili. Coraggioso Paolo Frattura, che si è fermato e confrontato con i manifestanti.

Chi voglia farsi un’idea dello stato confusionale in cui versa il Consiglio regionale del Molise – almeno sul tema delle indennità – può fare richiesta all’Ufficio di presidenza dei verbali relativi all’ultima seduta: quella del 6 agosto 2013. A meno che non siate degli esperti di scienze occulte, vi risulterà difficile (com’è risultato difficile a noi), comprendere il senso di una frase pronunciata dal presidente del Consiglio, Vincenzo Niro, in apertura della seduta. Riferendosi alla mattinata di protesta organizzata dal Movimento 5 Stelle sul tema delle dei costi della casta, Niro a chiesto che “la polizia individuasse tra i manifestanti cinque persone per comporre la delegazione” che egli, da lì a poco, avrebbe ricevuto “per apprendere i motivi della protesta”. Non vi sembra, questo parlare umido, un esempio di come il paranormale sia costantemente parte della nostra vita quotidiana? Noi non possiamo saperlo, perché non vi abbiamo partecipato, ma non abbiamo dubbi nel credere che Niro si sia riunito attorno ad un tavolino a tre gambe e con i palmi aperti e collegati tra loro dei fortunati manifestanti individuati dalla polizia (sic!). Ma quali, presidente Niro, potevano essere i motivi della protesta: il buco nell’ozono, l’hamburger di carne sintetica, la salama da sugo e la sua scarsa apponibilità al polso?

La verità è che la sceneggiata messa in campo da maggioranza e opposizione sul tema delle indennità sembra non avere più fine. Unica stecca fuori dal coro, come abbiamo già detto, sono quelli del Movimento 5 Stelle la cui manifestazione, per la cronaca, è riuscitissima. Per il resto, stiamo assistendo ad una imbarazzante commedia di pessima fattura. Attraverso una serie di bizantinismi tali da far impallidire i più astuti azzeccagarbugli, lorsignori si inerpicano sul crinale di spiegazioni una più improbabile dell’altra. Ci rendiamo conto, nell’ascoltarli, di come il tentativo di far sparire il cappello oltre che il coniglio, ne faccia tra i più accreditati sostituti di Mago Zurlì alla prossima edizione dello Zecchino d’Oro. Vederli, taluni di essi (quasi tutti), e veder apparire il simbolo del dollaro a posto delle pupille, vi assicuriamo che è un’esperienza psichedelica. Appena odono la parola indennità, gli occhi cominciano a roteare come slot machine e si fermano solo quando, allineata perfettamente al naso, appare una esse maiuscola attraversata da due segmenti paralleli tra loro e perpendicolari alle ganasce spalancate.

Allora, fuor di canzonatura, quello che vogliamo dire e che abbiamo toccato con mano alla manifestazione dei 5 Stelle, è che la gente o, se preferite, il “popolo sovrano”, si è sovranamente fatto una stracciatella di cabbasisi nel sentirsi raccontare la frottola delle indennità ridotte o, come dice Di Pietro junior, abbattute (negli anni) del 50%. Il problema, se lo vogliamo ridurre brutalmente ai minimi termini, è che risulta incomprensibile alle persone normali, quelle che sgobbano quotidianamente e masticano ferro tre volte al giorno, che un drappello di privilegiati, in nome del popolo sovrano, si mettano in saccoccia somme che nel caso peggiore partono da 10mila 450 euro mensili per arrivare, in quello migliore, a 12mila e 450 euro. Se lorsignori vogliono dare un segnale, vero, concreto, tangibile, straccino tutte le leggi e leggine esistenti in tema di indennità e stabiliscano somme compatibili con i tempi che corrono (che sono durissimi). La somma di 2mila e 500 euro mensili, quella auto attribuitasi dai grillini, può andare più che bene per un consigliere semplice. Per i presidenti di Giunta e Consiglio, l’indennità sia anche più alta ma sempre in maniera sostenibile: 3mila e 500 euro possono andare più che bene. A questo, per tutti, si aggiunga un rimborso spese contenuto nel limite massimo di mille euro. Quello che ne avremmo, sarebbero “paghette” che vanno dai 3mila e 500 ai 4mila e 500 euro netti. E vi sembra poco? Nel caso peggiore è il triplo dello stipendio di un operaio. C’è da aggiungere altro?

Poscritto. Dobbiamo dare atto e merito al presidente Frattura di aver “affrontato” i manifestanti a viso aperto, senza scansarli, come hanno fatto altri per pavidità. Questo va a merito del presidente e lo mette, decisamente, di parecchie spanne sopra tutti gli altri. Ci auguriamo che il suo piglio deciso riesca comporre questa vicenda che rischia di diventare per lui una spina nel fianco.

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