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mercoledì, Aprile 24, 2024

Regione, presentati i ricorsi elettorali: il Molise ha ancora un senso?

AperturaRegione, presentati i ricorsi elettorali: il Molise ha ancora un senso?

di PASQUALE DI BELLO

Sono tre i ricorsi elettorali presentati al Tar Molise. Quello principale chiede l’annullamento delle elezioni regionali per vizi formali legati al  listino collegato a Paolo Di Laura Frattura. Si apre l’ennesimo capitolo di una storia infinita che dura da tredici anni. Tuttavia, a differenza delle volte precedenti caratterizzate da una vittoria sul filo di lana, in questo caso si mette in discussione un risultato che, con trentaseimila voti di scarto, ha stabilito inequivocabilmente chi ha vinto e chi ha perso le elezioni.

De iure contendo si sente spesso parlare di macroregione, assumendo che il Molise, di volta in volta, debba essere annesso o esteso all’Abruzzo, al Beneventano, alla Daunia o, addirittura, fuso in una striscia adriatica che va dal torrente Saccione alla Repubblica di San Marino, dando così sfogo alle menti fulgide e psichedeliche di coloro che prevedono una sola Regione formata da Molise, Abruzzo e Marche. Questo, de iure condito, cioè secondo l’accademia e il diritto ancora da codificare. De iure contendo, ovvero secondo il diritto esistente e codificato, questa Regione purtroppo esiste ed esiste a tal punto che, Costituzione alla mano, detiene le stesse prerogative di regioni che in confronto a noi sembrano stati ma che, a differenza nostra che siamo un paese e ci consideriamo un impero, proiettano all’esterno un senso di decoro e dignità a noi del tutto sconosciuto. Accade infatti che le cose in Molise vadano esattamente alla rovescia di come vanno in qualsiasi altra Regione, riuscendo a proiettare all’esterno un’immagine di noi ridicola e grottesca, inversamente proporzionale alle nostre dimensioni. Una Regione che ha meno abitanti di via Tuscolana a Roma è capace di produrre una mole di caos giuridico  e istituzionale che nemmeno lo smembramento dell’ex Unione sovietica è riuscito a causare.

Di cosa parliamo? Ci riferiamo ai tre ricorsi elettorali presentati questa mattina al Tar Molise per l’annullamento delle recenti elezioni regionali, un fatto che, al di là delle pandette, dei codici e delle leggi, in questa circostanza assume una valenza diametralmente opposta rispetto al passato. I dettagli tecnici della questione li troverete nel pezzo firmato su questo giornale dal Giovanni Minicozzi, quello che invece interessa a noi, in questa sede, è mettere il luce l’aspetto degenere della questione. Perché a parer nostro in questa situazione, a differenza del passato, la degenerazione del sistema appare evidente. La legge non è più uno strumento di difesa ma, usata come un obice, è diventa uno strumento di offesa per cannoneggiare e distruggere il risultato espresso dalle urne. Spieghiamoci: nei due casi precedenti, quello di Iorio contro Di Stasi e quello di Frattura contro Iorio, a sostenere i ricorsi elettorali, oltre al dato formale (la mancata o errata raccolta delle firme necessari a presentare le liste), vi era un dato sostanziale: la vittoria sul filo di lana delle elezioni con mille voti scarsi sia nell’uno che nell’altro caso. Qui, oggi, la situazione è diametralmente opposta. Frattura non ha vinto, ha stravinto le elezioni con uno scarto di oltre trentaseimila voti nei confronti del suo principale competitore e secondo classificato, Michele Iorio.

Il punto di discussione politica o, più precisamente, di maturità politica, è proprio questo. Quando si perdono le elezioni per meno di mille voti è normale, naturale, anzi doveroso fare tutte le verifiche necessarie a conferma o a smentita di un successo basato su di un dato così labile. In quel caso, anche una sola firma apposta in calce ad una lista da poche centinaia di voti può determinare l’esito della consultazione elettorale. Ma non è questo il caso poiché, lo ripetiamo, lo scarto tra Frattura e Iorio è di trentaseimila voti. Una espressione di voto così netta, una indicazione così precisa dell’elettorato non potrà essere cancellata da nessun ricorso, anche se fondato. Un eventuale errore procedurale, in questo caso, è di fatto sanato da migliaia e migliaia di voti che hanno detto a chiare lettere chi deve governare questa Regione e chi no. Chi vuole affermare il contrario, deve vincere le elezioni, dopo aver convinto gli elettori, e non presentare ricorsi anche perché di questo passo, de iure condito, ci toccherà cambiare strada: anziché pensare di allargarla questa Regione bisognerà pensare di chiuderla. Cancellarla, per mancanza di pudore politico e senso del ridicolo. Bisognerà cancellarla perché è da irresponsabili, con un risultato così eclatante, determinare condizioni di nuova instabilità aggravando tutto l’aggravabile. Le elezioni le ha vinte Frattura, chi le ha perse se ne faccia una ragione e lavori per ribaltare il risultato tra cinque anni. Il resto è un’ammuina che ai molisani ha francamente stancato oltre ad averli portati alla deflagratio pallorum.

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