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mercoledì, Aprile 24, 2024

Assessori dimissionari, un falso problema e una furbizia politica a danno degli elettori

AperturaAssessori dimissionari, un falso problema e una furbizia politica a danno degli elettori

di PASQUALE DI BELLO

Quello delle dimissioni forzate da consigliere regionale per assumere la carica di assessore è un meccanismo non codificato da alcuna norma. Se ripetuto nel corso del tempo potrebbe portare ad una sensibile alterazione del risultato prodotto dal corpo elettorale. Adeguando Statuto e Regolamento della Regione, il problema potrebbe essere risolto introducendo il meccanismo della sospensione.

Un fatto è certo: la norma che impone agli assessori regionali le contestuali dimissioni da consigliere, non esiste. E’ un artifizio politico inventato e applicato in Molise da Michele Iorio, una furbizia politica che oggi potrebbe tornare utile anche dal neo presidente Paolo Frattura per far quadrare i conti di una maggioranza nuova di zecca che deve trovare assetto e convergenza. Le dimissioni servono anche, sia detto di passata, per soddisfare l’appetito spropositato di chi vista la diligenza passare s’è già lanciato al suo assalto. Insomma, è la solita bulimia politica, l’ingordigia di chi vorrebbe papparsi oltre al coniglio pure il cappello. Cos’altro è, se non ingordigia, quella del Pd che chiede due assessori?

Ciò premesso, ribadiamo che una norma non c’è e che allora se si pretendono le dimissioni in cambio della nomina assessorile dobbiamo aprire il vocabolario alla voce “ricatto”. E’ chiaro, si tratta di un ricatto politico ma sempre ricatto è. Un ricatto e una truffa politica. Facciamo questo giochetto: a quattro nomine ad assessore corrispondono quattro dimissioni di consiglieri e il successivo ingresso in consiglio dei quattro primi tra i non eletti (o, se preferite, tra i primi dei trombati). Dopo qualche mese salta il quadro politico, la Giunta viene azzerata e i quattro assessori mandati a casa stante il potere assoluto di nomina e revoca da parte del presidente. Ai quattro dimissionati subentrano altri quattro consiglieri che per diventare assessori a loro volta si sono dovuti dimettere e lasciare il posto ai primi quattro tra i secondi dei non eletti (o, se preferite, ai primi quattro tra i secondi trombati). A questo punto l’originario Consiglio regionale, così come scaturito dalle urne, è già modificato per circa il cinquanta per cento dei suoi componenti: otto su venti. Se poi la tarantella nomina-dimissioni dovesse andare avanti ci potremmo ritrovare, in cinque anni, con un Consiglio composto da solenni trombati che il corpo elettorale ha altrettanto solennemente bocciato nelle urne. Un Consiglio stravolto dal ricatto delle dimissioni, totalmente difforme dalla volontà dei cittadini, cos’altro è se non una truffa ai danni dell’elettorato?

Ora, viene da chiedersi, perché nessuno mette mano al Regolamento del Consiglio e, se serve, anche allo Statuto regionale stabilendo una regoletta semplice semplice che è quella della sospensione? Non di dimissioni, si dovrebbe parlare, ma di sospensione dallo status di consigliere regionale per chi dovesse ricoprire l’incarico di assessore. Ciò vorrebbe dire sì l’ingresso di nuove figure all’interno del Consiglio regionale ma, allo stesso tempo, anche la sottrazione degli assessori alle grinfie del presidente. Qualora dovessero essere rimossi, a loro spetterebbe di ritornare in Consiglio e chi a loro posto vi era subentrato tornerebbe a zappettare l’orto come è giusto che sia. Si metta mano allo Statuto e al Regolamento, senza infingimenti e perdite di tempo, e si preservi così (per quello che è possibile), il risultato del corpo elettorale. E poi, vista la riduzione da trenta a venti dei consiglieri regionali, si riduca anche il numero dei componenti delle Commissioni. Che senso hanno Commissioni che arrivano sino a otto componenti? Se ne facciano di snelle che possano essere composte da tre persone e si smetta di invocare il lavoro proficuo delle Commissioni come alibi per dar forza al meccanismo delle dimissioni. Sarebbe questo un buon modo per partire col passo giusto, ma Frattura e soci ce la faranno? E, soprattutto, è davvero questo quello che vogliono, il buon funzionamento del Consiglio e delle Commissioni, o invece cominciare pure loro a ciurlare nel manico?

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