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giovedì, Aprile 18, 2024

INTERVISTA ESCLUSIVA. Frattura: “Basta divisioni, l’avversario da battere è Iorio. L’unità della coalizione è l’arma vincente. Se occorre, primarie subito per la leadership.

AperturaINTERVISTA ESCLUSIVA. Frattura: “Basta divisioni, l’avversario da battere è Iorio. L'unità della coalizione è l’arma vincente. Se occorre, primarie subito per la leadership.

di PASQUALE DI BELLO

Paolo Di Laura Frattura parla in esclusiva al Giornale del Molise. Un’intervista a tutto campo che affronta i temi caldi del momento, dal programma del centrosinistra alla questione della leadership, dal conflitto d’interessi alla legge elettorale sino ai rapporti con Massimo Romano, leader di Costruire democrazia. “Basta divisioni”, dice il vincitore del ricorso elettorale che ha portato il Molise a nuove elezioni regionali.

Frattura, è passato un anno dalle elezioni del 2011: si sente ancora il leader del centrosinistra?

In questo anno e mezzo, considerando anche l’esperienza delle primarie, il mio rapporto con il popolo di centrosinistra e con i cittadini è cresciuto ed è un dato che rilevo ogni giorno. L’idea di aver portato la coalizione ad un risultato lusinghiero e ben più ampio della somma delle singole liste della coalizione e l’aver avuto accanto tanti cittadini nella battaglia per i ricorsi mi fa capire che sono sulla strada giusta. Lo dico senza autoreferenzialità, auto proposizioni o autocandidature.

Una delle critiche che le vengono mosse è questa: Frattura dopo le regionali non ha né aderito ad un partito né fondato un suo movimento. Chi rappresenta quindi oggi?

In tutta onestà: nasco come candidato indipendente, sostenuto da una coalizione di partiti, e avendo avuto sin da subito chiara la percezione degli errori poi rilevati dal Tar e dal Consiglio di Stato ho ritenuto di mantenere intatta questa mia caratteristica e non cercare blindature di partito o di altro tipo. Il mio ruolo è stato quello di garante della coalizione e del programma che avevamo sottoscritto e a quel ruolo sono tutt’ora fedele. Questo ruolo, però, vale sino a che la coalizione te lo riconosce, ed è una forza; diventa una debolezza quando non viene riconosciuto e chi non lo riconosce e logico che pensi ad una sostituzione. Se avessi avuto e se avessi una maglietta o una tessera di partito non avrei potuto rappresentare questa garanzia. L’essere “equivicino”, e sottolineo “equivicino” e non equidistante, mi ha dato la possibilità di interpretare un ruolo di garanzia per tutti e di raccordo tra la politica e la società. Un ruolo al quale mi sento ancora pronto.

Però è un dato di fatto che le opposizioni siano al momento divise. Da un lato c’è Massimo Romano e Costruire democrazia che pongono questioni tematiche chiare e non personali e su questo hanno preso le distanze dal centrosinistra, dall’altro c’è un tavolo di concertazione promosso dal Pd che difende a spada tratta il principio di unità della coalizione e quindi di un recupero dell’intesa con Romano. Come se ne viene fuori?

Se ne viene fuori definendo una piattaforma programmatica comune all’intero centrosinistra, un programma che recepisca chiaramente tutte le istanze. Ho però qualche perplessità nel credere che tutti cerchino solo l’unità programmatica ma che in realtà vi sia una questione latente legata alla leadership. Ragioniamo sui temi, sul programma senza porre veti sui nomi.

Quindi manca la volontà di andare uniti?

Essere eccessivamente polemici e critici evidentemente nasconde altre questioni. In questo anno e mezzo avrei potuto farlo anch’io in tante circostanze, se però non l’ho fatto è perché ho sempre ritenuto che in prospettiva l’unità del centrosinistra fosse l’arma vincente della coalizione. Brutalizzare i concetti attraverso slogan non ci porta a costruire assolutamente nulla ma semmai a distruggere quello che di buono si è fatto. Io provo quindi ad andare oltre la polemica spicciola che ha caratterizzato alcuni momenti di questa esperienza. Credo invece che vada lanciato un messaggio di serenità e compattezza che restituisca ai molisani quella speranza che si è manifestata ampiamente la scorsa volta. Se manteniamo il dibattito sulle questioni personali credo che sarà difficile dare ai cittadini quel messaggio di speranza nel cambiamento che può farci vincere. Ho visto Michele Iorio che il giorno dopo aver subito la sentenza del Consiglio di Stato ha puntualizzato: “Il candidato sono io”. Da noi tutto questo non è accaduto, non accade e non accadrà, perché pensiamo a costruire una proposta che non sia autoreferenziale ma comune. Tuttavia se ciò non è accaduto, non accade e non accadrà e non si riesce a fare sintesi, allora vuol dire che c’è qualcuno che rema contro.

Stiamo sull’attualità. C’è stata in queste ore una polemica feroce sulla partecipazione di Iorio al convegno di Costruire democrazia sulla legge elettorale. Qualcuno parla di legittimazione a favore di Romano per acuire la spaccatura nel centrosinistra, altri, come il sindaco di San Martino in Pensilis, Vittorino Facciolla, hanno sostenuto che vi sia una sorta di inciucio tra Iorio e Romano.

E’ chiaro che chi è abituato a fare il censore su tutto e tutti debba mettere nel conto di riceverle a sua volta le censure e le critiche. Il tema è saper reagire alla critica e alla censura, cosa che non ho rilevato in questa ultima occasione. Se il dibattito si fosse fermato alla legge elettorale, nulla quaestio, ma se come avviene da tempo il centrodestra si preoccupa di risolvere i problemi del centrosinistra e se Iorio pretende di scegliersi l’avversario che più gli fa comodo è chiaro che va a scegliersi l’avversario più debole. Se ciò accade, poi non ci si deve meravigliare se ne nasce una polemica politica. Semmai devo rilevare come sia stato di cattivo gusto uscire dalla polemica politica e scadere nella polemica personale verso Facciolla. Io, come mi sono sempre sforzato di fare, mi sarei attenuto al tema politico senza scadere sul personale. Ascoltare Iorio e parlare di riforma elettorale nei termini da lui posti, cioè di un ingresso in Consiglio regionale di tutti i candidati presidenti concorrenti alle elezioni, significa distruggere la coalizione di centrosinistra. Allargare l’ingresso a tutti i candidati alla presidenza in luogo del sistema attuale che limita l’ingresso a chi tra essi ha ottenuto il miglior piazzamento significa distruggere lo sforzo di chi lavora per l’unità.

Iorio dice che lei è stato un suo stretto collaboratore per anni. Cosa ha fatto con Iorio in questo tempo?

Io ho rappresentato per otto anni e mezzo la casa delle imprese e quindi la mia collaborazione non è stata sul piano politico ma su quello istituzionale. Da presidente della Camera di commercio mi sarei comportato allo stesso modo con qualsiasi governo regionale. D’altronde l’appoggio che ho ricevuto in questi anni da sigle marcatamente di sinistra la dice lunga sulla bontà del lavoro svolto e sulla distanza da qualsiasi contesto politico. In questo senso ho lavorato con Michele Iorio come ho lavorato con Nicola D’Ascanio presidente della Provincia e con Peppe Di Fabio sindaco di Campobasso, entrambi di sinistra. La mia è stata quindi una collaborazione istituzionale e non politica. Semmai, passando invece proprio all’ambito delle questioni politiche, Iorio dovrebbe ricordare che circa 16mila cittadini in più rispetto alla coalizione di centrosinistra hanno barrato il nome Frattura, considerando evidentemente la mia proposta alternativa alla sua e meritevole di sostegno.

Paarlando di legge elettorale, Iorio sostiene che vada eliminato il voto disgiunto. Lei, su questo punto, come la pensa?

Sono assolutamente favorevole al voto disgiunto, precisando questo: il sistema elettorale attuale è maggioritario e quindi il voto espresso per il presidente è un voto espresso per il governo della Regione. Semmai io ho subito il voto disgiunto, poiché molti dopo aver votato la proposta di governo da me rappresentata si sono sentiti disobbligati votando candidati di centrodestra. D’altronde, se così non fosse, non si spiegherebbe l’exploit di alcuni candidati di area governativa. Per quale motivo togliere questa libertà ai cittadini? Quella di scegliere il presidente e di premiare chi, secondo il giudizio dell’elettore, è o è stato un buon amministratore pur lavorando in uno schieramento avverso?

Andiamo quindi a votare con la legge che c’è?

E’ veramente singolare che in undici anni Iorio non sia riuscito a farla la legge elettorale e voglia farlo proprio ora con un Consiglio regionale ampiamente delegittimato e depotenziato. E’ un fatto che non sta né in cielo né in terra. Facciamo le persone serie!

Torniamo alla politica. I suoi rapporti col Partito democratico e con l’Italia dei valori un anno fa erano buoni se non ottimi. Ora sono sempre così caldi?

I rapporti sono sempre caldi per restare alla sua espressione, esattamente come sono sempre stati dall’inizio. Su alcuni temi ci possono essere posizioni diverse ma questo significa rafforzare e costruire la proposta finale. Detto questo io sono dell’idea che qualora sia necessario, pur davanti ad una piattaforma programmatica condivisa, il ricorso alle primarie possa sciogliere ogni dubbio sulla  definizione della leadership. Su questa posizione mi pare siano concordi anche Pd e Idv.

Due domande cattive, prese dal repertorio del suo principale avversario Massimo Romano. La prima è questa: lei è un imprenditore con molti interessi, nel campo del cemento e dell’energia per parlare dei principali. Non crede che da presidente della Regione verrebbe a trovarsi in una condizione di conflitto di interessi?

Intanto una precisazione, il mio principale avversario non è Massimo Romano ma Michele Iorio. Detto questo non ho nessuna difficoltà a ricorrere a qualsiasi meccanismo che possa sgomberare ogni dubbio su eventuali conflitti di interesse. Sarò io stesso a ricorrere al meccanismo del trust per evitare ogni sospetto, fermo restando – e tengo a precisarlo – che i miei interessi hanno come riferimento il mercato privato e non certo il rapporto con il pubblico. Respingo però al mittente la logica di chi tende solo a spargere veleni e sospetti.

L’altra domanda è questa. Sempre dal repertorio dei suoi oppositori: il centrosinistra è stato parte di una logica consociativa nelle nomine relative ai Consigli di amministrazione degli enti sub regionali. La ritiene una pratica corretta?

Credo che questo sistema che viene da lontano e vige da anni rappresenti una pagina brutta e da cancellare. Però non parlerei di consociativismo, semmai di un controllo che l’opposizione ha il diritto di esercitare all’interno degli enti regionali. Bisogna quindi lavorare su meccanismi selettivi che sgombrino il campo da sospetti consociativi e che si basino esclusivamente sul merito delle figure candidabili al ruolo degli amministratori.

Lo iorismo, secondo lei, è qualcosa che esiste o è un invenzione giornalistica?

Lo iorismo è un modo di amministrare, un vecchio modo di amministrare che si identifica con chi ha governato in questi undici anni. I problemi vanno affrontati e non scansati. Cercare di accontentare tutti significa non accontentare nessuno e non risolvere i problemi.

Secondo lei, Iorio è più debole di un anno fa?

E’ più forte il centrosinistra. Questo conta.

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