di MIRKO ADDESA
Ho scritto queste righe sotto minaccia. Me ne assumo la responsabilità. Ma, con una pistola puntata alla tempia, avrei voluto vedere voi…
Io li ho incontrati. A dire il vero mi hanno cercato loro. Ho provato a ridere. Mi stavano chiavando una capata. Mi hanno costretto a partecipare al loro giuramento. Ne ho compresa la cattiveria, quando mi hanno messo in un angolo. E ho dovuto assistere al taglio netto e preciso delle fette di passita. Manco una fettina mi hanno offerto, manco la capocchia. Sono schiattato di invidia. Ma la paura ha avuto il sopravvento. In quel momento non avrei chiesto neanche un goccio di acqua. Mi hanno pittato un pacchetto di Rothmans Blu da dieci. E ho rischiato un’altra capata: manc l’ Marlboro e manc da 20. Ero in un angolo. A prendere appunti. Sotto dettatura.
U’ Gildones, u’Mut, u’Tuost e u’Mal’cavat, un’Alfa degna dei migliori poliziotteschi e facce che nulla lasciano all’immaginazione. Questi fanno sul serio. Giuramento di fedeltà con taglio chirurgico della passita, cinismo da vendere, coraggio da veri boss, hanno deciso di prendersi la città. Campobasso trema. La Capanna vacilla, il cane abbaia, di terrore. La gente li segue, li ossequia, andrebbe in ginocchio a baciare le mani, a chiedere favori, raccomandazioni, protezione. Questi fanno sul serio, altro che De Cataldo e bossarielli trasteverini. Questo non è romanzo criminale. È dura realtà. Meglio averli come amici, che come avversari. Se doveste incontrarli, abbassate lo sguardo. A non farlo, il rischio ed il pericolo sono vostri.
Mascione ha già il suo RE.
Campobasso non vuole padroni.
Da oggi, sarà più che un dubbio. Che fino a ieri, loro ancora non c’erano: LA BANDA DELLA MASCIONA. E ho detto tutto.
“La Banda della Masciona” è una piccola serie, visibile su Facebook, per scelta, ogni giovedi. Con Pippo Venditti, Giuliano Esposito, Luciano Barletta, Andrea Avorgna.
Dalla periferia della città, al centro della stessa, con ironia e semplicità, piccole storie di una piccola metropoli al declino.
