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venerdì, Aprile 26, 2024

Dall’Ulivo all’Olio Santo. La politica al tempo del PD, il partito degli infermi che tanto piace agli “intellettuali” molisani

AperturaDall’Ulivo all’Olio Santo. La politica al tempo del PD, il partito degli infermi che tanto piace agli "intellettuali" molisani

di PASQUALE DI BELLO

Continua la messa in onda della commedia targata PD, una sceneggiata grottesca in cui tutti accusano tutti ma dove, in realtà, nessuno è senza colpa. Compresi gli intellettuali in sedicesimo che affollano il Molise , un tempo tanto ciarlieri e oggi specialisti nella sordina.

L’onorevole Leva, a cui suggeriamo di coltivare la passione per i baffi, così oltre alla parlata di D’Alema ne assumerebbe anche il sembiante, ha scritto sul proprio profilo Facebook queste testuali, gelide e lapidarie parole (alla D’Alema, per capirci): Certo è che ognuno in politica raccoglie ciò che semina”. A questa conclusione, come dire?, agraria, Leva aveva fatto precedere un commento riferito al presidente della Regione, Frattura. Questo: “Leggo che il presidente della giunta regionale si è accorto che la sanità non è solo una questione di numeri. Io ho provato a spiegarglielo per intere settimane ma mi pare evidente che non c’è peggior sordo di chi non vuol sentire. Però se la deroga al Balduzzi non ha voluto chiederla, se nn vuole dare vita all’azienda universitaria, se non vuole mettere in campo azioni di protesta forte contro l’ipotesi di commissariamento, non può continuare a gridare alla luna. Noi le nostre proposte le abbiamo messe tutte sul tavolo con forza e determinazione. Ora tocca a lui”. Non fatevi ingannare dall’espressione usata da Leva, “gridare alla luna”. Gridare, qui, è semplicemente usato come sinonimo. Leva lo ha scritto, ma voleva dire abbaiare. Frattura infatti, Fanelli a parte, nel PD che conta è considerato una specie di cane in chiesa, ovvero un soggetto indesiderato. Il compito di scaccino (così un tempo si chiamavano quelli che dalle chiese scacciavano vagabondi e cani) se lo sono assunti i parlamentari del partito: Leva, appunto, Venittelli e, in primis, Ruta.

A Leva, tuttavia, fa difetto la memoria. Come perde colpi anche quella di Ruta. Andrebbe ricordato ai due odierni scaccini, infatti, che si deve proprio a loro la candidatura di Frattura. Nel gennaio del 2013 furono loro due, Leva e Ruta, a riconfermare Frattura che invece, la volta precedente, l’investitura l’aveva ottenuta passando dalle primarie. Se è vero, come afferma Leva, che “ognuno in politica raccoglie ciò che semina”, non v’è dubbio che a seminare Frattura è stato proprio lui, insieme a Ruta. Perché diciamo questo? Perché è l’ora di finirla col teatrino del PD e col grottesco scaricabarile di chi vorrebbe annacquare responsabilità che invece sono gravi e precise. Frattura, certamente, ha responsabilità che sono sue e dirette e tra queste, quella più grande, di una sorta di moto perpetuo dell’immobilismo, un ossimoro che rende bene l’idea di come siano passati questi due anni e mezzo, trascorsi a mezzaria come l’angelo del Presepe, che non sale né in cielo né scende giù a terra.

Ad essersene accorto è stato l’unico apache restato nella tribù del centrodestra: Michele Iorio. L’ex presidente, che oggi più che mai, con un paio di occhiali alla Roy Orbison e la chioma grigia e vaporosa che se ci mettesse sotto una barba sembrerebbe il compianto onorevole Bozzi, rivendica a buon diritto la qualifica di padre nobile del centrodestra. Due sere fa l’ex governatore ha riunito a Isernia – suo storico feudo – amici, simpatizzanti e fedelissimi, per lanciare un movimento alla cui tolda di comando c’è proprio lui.  “Insieme per il Molise”, questo il nome dell’alleanza che Iorio propone a tutti i moderati nell’intento di liberare il Molise da Frattura e dal centrosinistra che lo sostiene. Liberare, in buona sostanza, la Regione dal PD. Un partito che, attraversando mille trasformazioni, in Molise è riuscito nella formidabile impresa di passare dall’Ulivo di prodiana memoria all’Olio Santo di questi giorni grotteschi e patetici. Giorni di finzioni reciproche dove a turno ciascuno lancia una morgia all’altro, ritraendo la mano e ignorando l’evangelico monito sulla pietra e sul peccato. Perché se in Molise c’è una cosa chiara, è solo questa: che nel PD non ce n’è uno che sia senza colpa. Ma Iorio a parte, sembra non accorgersene nessuno. Nemmeno quei vecchi pitali a cui piace tanto assumere la qualifica di intellettuali in sedicesimo per nascondere le loro facce di bronzo in folio. Gente ciarliera a gettone, oggi ridotta a suonare la sordina. Fateci caso, tacciono tutti (ammesso che ve ne sia qualcuno): innamorati come sono del partito degli infermi.

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