E delle radici molisane della Compagnia Orlando che la mise in scena un secolo e mezzo fa
di Giovanni Mascia*
Di Giovanni Accorsi e della sua “Delicata Civerra” non è rimasta nessuna traccia, nonostante il successo registrato dal dramma rappresentato a Campobasso dalla Compagnia Orlando 150 anni fa. Ne rende conto la recensione non firmata, pubblicata il 12 luglio 1879 da «La Libertà» di Campobasso. L’autore, il giovane Giovanni Accorsi dei baroni Pasini, fu chiamato sul palco ben quattro volte da un pubblico numeroso ed entusiasta, che applaudì fragorosamente lo spettacolo del “fatto patrio”, ripetuto per tre sere successive, a riprova della bravura della Compagnia e dell’autore.
La storia di Delicata Civerra, tragico evento, caro ai campobassani, doveva essere già ben conosciuta grazie al racconto di Michelangelo Ziccardi del 1841, poi rielaborato da Pasquale Albino nel 1848 e quindi musicato nel 1851 da Angelo Picucci, su libretto del patriota Francesco De Feo da Mirabello Sannitico.
Ad ogni buon conto, la recensione ne riassume “l’argomento… breve e spiccio”, precisando che trattasi di “un raccontino più che un romanzo”. A Campobasso, in un’epoca antica segnata dall’acerrima rivalità tra le fazioni dei Trinitari e dei Crociati, sboccia un amore impossibile tra Alfonso Mastrangelo, un Crociato, e Delicata Civerra, figlia di un influente Trinitario. Nonostante la consapevolezza dell’odio profondo che divide le loro famiglie, i due giovani si amano intensamente.
Quando la relazione viene scoperta, il padre di Delicata, Andrea Civerra, infuriato, rinchiude la figlia, vietandole di frequentare Alfonso. Ogni tentativo di intercessione, da parte di Delicata stessa, della sua amica Fiorella, di suo zio, il parroco di San Giorgio, e persino del frate cappuccino Geronimo da Sorbo in missione quaresimale a Campobasso, fallisce. Il padre è irremovibile: Delicata sposerà un Trinitario o andrà in convento.
Per cercare di placare l’odio e proteggere la sua amata, Alfonso decide di partire per andare a combattere nelle Fiandre. La separazione è devastante per Delicata, che si ammala gravemente. Al suo ritorno, Alfonso cerca di infonderle speranza parlandole del loro futuro insieme. Il padre di Delicata, pentito della sua intransigenza, acconsente finalmente al matrimonio, mentre le due fazioni si riappacificano per impulso di fra Geronimo. Ma è troppo tardi. Stremata dalla malattia, Delicata fantastica sulle nozze e muore tra le braccia del suo amato. Distrutto dal dolore, Alfonso si ritira nel Convento dei Cappuccini, prendendo i voti.
La “Delicata Civerra” di Giovanni Accorsi sembra ispirarsi alla versione di Pasquale Albino, piuttosto che a quella di Michelangelo Ziccardi. Quest’ultima, infatti, si concentra più sulla figura pacificatrice del frate cappuccino e sulla sua predicazione evangelica, mettendo in secondo piano la storia d’amore dei due protagonisti. Tuttavia, è difficile esserne certi, dato che il testo del dramma del misterioso Accorsi è andato perduto e le uniche informazioni disponibili provengono dalla recensione de «La Libertà».
L’autore è lodato per aver saputo “presentare l’azione drammatica, colorirla” e, in particolare, per aver “reso i caratteri, specie nel Frate da Sorbo, che si mostra interprete del vero stile evangelico e non di cieco fariseismo religioso”. Questa osservazione suggerisce che Accorsi, pur seguendo la falsariga di Albino, potrebbe averla integrata con la versione di Ziccardi.
La recensione si chiude con un plauso agli interpreti della Compagnia Orlando, chiamati all’epoca “comici”. Vengono menzionati i “signori Federico, Odoardo, Ernesto e Roberto Orlando” e la “signorina Annina Mezzi Orlando” per aver svolto le loro parti con “amore e diligenza”. Un encomio speciale è riservato alla signorina Teresina Orlando, definita “artista di merito” per la sua eccellente interpretazione.
Contrariamente a quanto si potrebbe pensare, la storia della Compagnia Orlando, una compagnia teatrale itinerante, è ben documentata. Il fondatore e capocomico, Federigo Maria Orlando, detto Federico, nacque a Fossalto (all’epoca Fossaceca), in Molise, nel 1824. La famiglia Orlando – oggi scomparsa – era già presente in questa località sin dal Cinquecento.
Federico era un artista poliedrico: musicista, attore, pittore e scenografo. Sposò Fortunata Erasmina Caputo da Forenza, Basilicata, figlia di Gennaro Caputo, anch’egli capocomico di una compagnia itinerante. Divenuto a sua volta capocomico della Compagnia di giro Orlando-Caputo, Federico si trasferì a Rodi Garganico intorno al 1850.
A Rodi, nel 1852, nacque il figlio Igino Eduardo Orlando, noto come Odoardo. Anche lui attore, pittore, scenografo e in seguito capocomico della Compagnia di giro Orlando-Tamberlani. Odoardo sposò Anna Mezza, nata a Gaeta nel 1856. La coppia ebbe un figlio, Federico Orlando junior, nato ad Alvito nel 1875, che divenne a sua volta attore, pittore, affreschista e fotografo, vivendo tra Ripabottoni e Termoli.
Queste preziose informazioni biografiche sui “comici” Orlando sono state rese pubbliche dall’avvocato e pittore romano Piero Orlando, discendente della famiglia, nell’articolo “Fossalto: l’antica Fossaceca di origine normanna” pubblicato online, qualche anno addietro. È grazie alle sue ricerche che oggi possiamo collegare gli antenati agli artisti della compagnia che inscenò la “Delicata Civerra” a Campobasso.
Federico, il capocomico, suo figlio Odoardo e la nuora Anna (Annina Mezzi Orlando) furono tre dei sei interpreti del dramma. È molto probabile che la “signorina Teresina Orlando”, lodata come “artista di merito” e probabilmente nel ruolo della protagonista, fosse un’altra figlia di Federico senior. Non è chiaro nemmeno il legame di parentela degli altri due membri della compagnia, Ernesto e Roberto Orlando, ma si presume siano anch’essi figli di Federico, e si attende che Piero Orlando possa presto far luce anche su questi altri protagonisti delle tre serate campobassane.
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