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martedì, Novembre 12, 2024

Gigafactory: bufera bipartisan su Tavares

AperturaGigafactory: bufera bipartisan su Tavares

In Italia costi eccessivi e Termoli che diventa sito privilegiato ma non sicuro per la Gigafactory con il progetto che resta congelato. Le parole pronunciate da Carlo Tavares, vertice di Stellantis, ieri in audizione davanti alle commissioni Attività Produttive della Camera e Industria del Senato, hanno scatenato un polverone che va ad aggiungersi alle polemiche che vanno avanti da settimane. Il giorno dopo quelle parole su Tavares si abbatte una vera e propria bufera bipartisan. “La situazione è drammatica e su Stellantis serve un intervento diretto di Palazzo Chigi”. Ha detto stamattina il segretario generale della Cgil Maurizio Landini. “La produzione del gruppo – ha aggiunto – nel 2024 scenderà sotto 300 mila unità: non succedeva, dal 1957” L’azienda in questi anni ha solo tagliato: “ha ridotto più di 12.000 posti di lavoro, tagliando anche nella ricerca e nello sviluppo. E continua a pensare di andare a produrre da altre parti, come in Marocco”. Durissimo anche il vicepremier e ministro Matteo Salvini: “Tavares dovrebbe vergonarsi e chiedere scusa” le sue parole.

Coro di critiche pure dalle opposizioni. “Abbiamo un settore in crisi – dice il leader di Italia Viva Matteo Renzi -. Per me la soluzione e’ semplice: o fai un campione europeo o si va tutti a casa”. Per Giuseppe Conte, Movimento 5 Stelle, “servono subito risposte vere per operai e cassintegrati. Elkann venga in Parlamento – aggiunge – e ci porti un piano industriale dettagliato per rilanciare l’occupazione”. Parole dure anche dal leader degli Industriali italiani: “Noi abbiamo bisogno che le produzioni in Italia vengano mantenute – dice da Capri il presidente di Confindustria Emanuele Orsini – e chiedere ulteriori incentivi mi sembra onestamente una pazzia”. Infine il governo. Parla il ministro delle Imprese Adolfo Urso: “Ci siamo resi conto che il sistema Paese, unito, maggioranza e e opposizione, sindacati e imprese dell’automotive, chiedono alla grande multinazionale che è nata in Italia di restare in Italia e di affrontare con noi la sfida della transizione che il nostro Paese può fare meglio di altri. L’importante – conclude Urso – è che ognuno faccia la sua parte”.

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