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venerdì, Marzo 29, 2024

Caro gasolio, le marinerie di tutta Italia si danno appuntamento all’Aurum di Pescara: “Soluzioni o stop all’attività e licenziamenti”

AttualitàCaro gasolio, le marinerie di tutta Italia si danno appuntamento all'Aurum di Pescara: "Soluzioni o stop all'attività e licenziamenti"

Sabato a Pescara ci saranno i rappresentanti di tutte le marinerie italiane per fare il punto di una situazione drammatica che va avanti da tempo e che negli ultimi mesi, con il caro gasolio e non solo, sta portando al collasso il settore. Lo annuncia il presidente dell’associazione armatori Pesca del Molise, Paola Marinucci. “Non solo il caro gasolio non ha trovato una soluzione – spiega – ma aumenta di giorno in giorno: a maggio 2020 il gasolio stava a 0,29 centesimi contro 1,30 di oggi. Questo vuol dire che per una grossa imbarcazione un pieno si aggira introno ai 25mila euro, una piccola può spendere tra i 9 e gli 10 mila euro a fronte di una spesa precedente che era meno della metà”. Sabato, dunque, l’incontro per predisporre un documento da inviare a Roma per chiedere interventi immediati che tamponino una situazione divenuta insostenibile. Se non ci saranno risposte rapide non solo i pescherecci resteranno nuovamente in porto, ma potranno partire anche i licenziamenti.

Se quello del caro gasolio è l’elemento che ha fatto crollare tutto il sistema della pesca, anche i mancati aiuti annunciati e mai arrivati stanno avendo il loro innegabile peso. Inoltre la mancata attivazione della cassa integrazione per gli imbarcati è ancora un problema, quello che oggi potrebbe portare ai licenziamenti. Anche del credito di imposta, non c’è traccia e i 15 milioni promessi arriveranno solo a fine anno, forse. Mancata liquidazione anche per il fermo 2021 che gli armatori avevano chiesto di anticipare proprio per tentare di arginare la situazione e continuare almeno a lavorare seppur tra mille difficoltà. Tutti temi che saranno affrontati sabato e portati all’attenzione del Ministero senza la soluzione dei quali si rischia non solo di vedere di nuovo lo stop di una delle categorie più rappresentative del Paese, ma anche di perdere migliaia di posti di lavoro.

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