La Commissione Accordi Economici accogliendo il reclamo proposto dal calciatore Giulio Sanseverino, in rossoblù nella stagione 2019/2020, ha condannato il Campobasso al pagamento di € 2.476,35.La Commissione ha ritenuto, così come richiesto anche dalle parti, di doversi applicare il protocollo d’intesa siglato tra la L.N.D. e l’A.I.C. in data 25/09/2020, che impone alle società inadempienti di provvedere al versamento dell’80% della somma totale netta pattuita nell’accordo economico, detratto quanto eventualmente già percepito dai tesserati. Nel caso in questione, il Campobasso aveva corrisposto al Sanseverino la somma di €5.022,00 e pertanto doveva versare altri € 4.978,00 così come richiesto dal calciatore. La Commissione, invece, in applicazione del protocollo d’intesa, ha quantificato in € 2.476,35 la somma che la società deve corrispondere al calciatore entro trenta giorni per non incorrere in punti di penalizzazione.
A tal proposito la società rossoblu si è espressa con un comunicato stampa che riportiamo integralmente:
“La società ha pagato regolarmente tutti gli emolumenti maturati dai propri tesserati alla data di sospensione del campionato causa Covid, così come previsto dalle normative federali e come testimoniato dalle liberatorie depositate presso la Figc in fase di iscrizione all’attuale torneo di serie D. Nessuna normativa federale o statale ha invece mai chiarito l’eventuale spettanza per i tesserati delle somme relative ai mesi di stop dell’attività agonistica, ovvero da marzo 2020 in poi. Solo in data 25 settembre 2020 la Lega Nazionale Dilettanti e l’Associazione Italiana Calciatori hanno siglato un protocollo d’intesa non vincolante, lasciando quindi alle parti la libera scelta di aderire o meno alla proposta di una risoluzione transattiva in assenza di una norma specifica a tutt’oggi ancora mai neanche approntata. Le vertenze che riguardano qualsiasi calciatore di serie D sulle somme maturate nel periodo di sospensione causa Covid non si riferiscono quindi a stipendi non pagati, ma al massimo alla “definizione” – altrimenti non quantificabile in maniera diversa – di eventuali somme residue da pagare entro 30 giorni dalla data di giudizio. A tal proposito, vale la pena ricordare che le decisioni della Commissione Accordi Economici possono essere impugnate dinanzi al Tribunale Federale Nazionale – Sezione Vertenze Economiche e quindi non possono essere automaticamente considerate definitive. Si può perciò parlare al massimo di “stipendi non pagati” solo 30 giorni dopo una sentenza definitiva, non certo prima. Inutile ribadire, a tal proposito, che il Campobasso rispetterà ogni singola decisione. Dispiace inoltre prendere atto che il protocollo LND-AIC, a cui il Campobasso e tanti altri club hanno scelto di non aderire, è stato all’epoca siglato dai vertici federali senza avviare alcun dialogo preventivo con le società, assumendosi di fatto una grave responsabilità in un momento di crisi per il calcio italiano. L’auspicio è che ora il Tribunale Federale Nazionale, a cui faremo ricorso, possa riconoscere l’inesistenza di ulteriori somme da riconoscere ai tesserati per il periodo di stop dovuto alla pandemia, ribadendo peraltro che quelli degli atleti dilettanti sono rimborsi e non compensi lavorativi (altrimenti ci sarebbe stata la ‘cassa integrazione’ come tra i professionisti) e che in quei mesi non c’è stata alcuna prestazione né spesa da parte degli atleti, tutelati oltretutto da Sport e Salute, a differenza delle società che da più di un anno fanno i conti con i mancati incassi. La serie D al danno ha aggiunto anche la beffa.”