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venerdì, Aprile 19, 2024

San Giuliano di Puglia, 15 anni fa il crollo della scuola Jovine. Il capo della Protezione Civile: “Investire in prevenzione”

AperturaSan Giuliano di Puglia, 15 anni fa il crollo della scuola Jovine. Il capo della Protezione Civile: "Investire in prevenzione"

Giornata della memoria a San Giuliano di Puglia. Quindici anni fa il terremoto e il crollo della scuola Jovine in cui morirono ventisette bambini e una maestra. Commemorazione nel paese più colpito dal sisma: lunghi anni e un ricordo sempre vivo tra chi quel giorno c’era e chi, nel tempo, ha condiviso le immagini e il racconto del 31 ottobre del 2002.

Autorità civili e militari, associazioni di volontariato e soccorritori sono tornati nei luoghi della tragedia in segno di vicinanza ma anche con tanta consapevolezza.

Così Guido Bertolaso, cittadino onorario di San Giuliano ed ex capo della Protezione Civile, in visita privata per portare il proprio, sentito, omaggio:

“Un saluto affettuoso ai miei concittadini, ho un ricordo affettuoso e porto un abbraccio a tutti, soprattutto alle mamme e ai papà dei bambini e ai familiari dell’insegnante. Oggi quei bambini sarebbero dei ragazzi di 21 anni e lo sappiamo e lo sentiamo tutti,  e ovviamente continueremo a crescere con loro fino a quando avremo la forza di guardarci per ricordarci di questa grande tragedia che, se fossimo stati in un paese diverso forse saremmo riusciti anche a evitare”.

Il programma della giornata della memoria ha previsto il ritrovo al cimitero dove, alle 11.32, trenta rintocchi di campana hanno scandito i nomi delle vittime della scuola elementare e delle due donne morte in paese. La campana ha quindi suonato a distesa per ricordare che la vita continua nel segno del ricordo.

“Oggi siamo qui riuniti – ha affermato il parroco, don Pietro Cannella – per ricordare un tragico evento e i nostri Angeli, ma siamo anche qua a chiederci l’età che avrebbero avuto, cosa avrebbero fatto, quale sarebbe stata la loro vita. Ma come cristiani e credenti noi dobbiamo essere ben consapevoli di una cosa: sono sempre stati figli di Dio, poiché battezzati, eredi di Gesù il risorto. Oggi c’è una grande certezza, che sono loro da lassù a sorvegliarci, a guidarci, sono ad accompagnarci per questo. Per questo, nonostante la mancanza, nonostante le difficoltà che abbiamo nel comprendere questi tragici eventi, per grazia del Signore dobbiamo essere più che convinti che i nostri angeli ci accompagnano nella vita”.

Dopo un momento di preghiera il corteo ha raggiunto il parco della memoria costruito sulle macerie dell’edificio crollato. Corone di fiori sono state deposte accanto al pilastro circondato dalle lapidi che ricordano i banchi di scuola. A San Giuliano di Puglia anche il capo della Protezione Civile nazionale, Angelo Borrelli.

Quanto oggi, a distanza di 15 anni, risulta importante investire in prevenzione?

“È fondamentale – ha osservato Angelo Borrelli – perché episodi del genere non abbiano a ripetersi in futuro. Noi abbiamo fatto come Protezione civile e lo continueremo a fare”.

Cosa si può fare ancora per rendere l’Italia più sicura è essere pronti in caso di terremoto altre calamità?

“Occorrono investimenti sulla prevenzione strutturale – ha aggiunto il responsabile della Protezione Civile – con la messa in sicurezza delle scuole, con la messa in sicurezza degli edifici privati e con la prevenzione non strutturale, che è quella nostra relativa alla pianificazione dell’emergenza e con tutta una serie di interventi volti a limitare gli effetti degli eventi sismici e delle calamità naturali”.
Tornare a San Giuliano per lei cosa significa?

“Per me era doveroso. Io ci sono stato e ci sono ritornato anche altre volte. Come capo dipartimento ho ritenuto giusto essere qui in questo occasione. Il paese è stato ricostruito, ed è molto bello, ma bisogna ancora capire che qui le nostre coscienze sono ancora turbate e non saranno mai guarite le ferite inferte da quell’evento”.
Una messa, la veglia di preghiera, la fiaccolata lungo i luoghi del dolore. Tanti momenti per condividere un ricordo e rinnovare un messaggio di speranza e, soprattutto, di unità.

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