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giovedì, Aprile 18, 2024

La ricreazione è finita! Referendum: stravince il NO, straperdono Renzi e Frattura

AperturaLa ricreazione è finita! Referendum: stravince il NO, straperdono Renzi e Frattura

di PASQUALE DI BELLO

La sonora sconfitta di Renzi al referendum costituzionale, trascina con se anche i vertici locali del Partito democratico, a partire dal presidente della Regione Molise, Paolo di Laura Frattura, al segretario regionale del PD, Micaela Fanelli.

L’era di Matteo Renzi, quella dei suoi proconsoli locali e dei cortigiani romani, è finita nei primissimi minuti del 5 dicembre. Scavallata la mezzanotte tra il 4 e il 5, a poco più di un’ora dalla chiusura dei seggi, il Capo del Governo si è presentato davanti ai giornalisti assiepati a Palazzo Chigi ed ha annunciato le proprie dimissioni. Senza tanti giri di parole, Renzi ha ammesso la sonora sconfitta che col 60% circa dei consensi a favore del NO ha messo la parola fine alla riforma che porta il suo nome, quello di Maria Elena Boschi, e quello del grande vecchio, Giorgio Napolitano,  che ha ordito la trama tesa a imprimere una svolta autoritaria al Paese e a consegnare l’Italia a quei poteri forti, in primo luogo finanziari, che hanno sostenuto Matteo Renzi. Il NO risuona ancor più sonoro in ragione della fortissima affluenza alle urne, stimata attorno al 70%. Insieme a Renzi, vanno a casa alcune tra le figure più inquietanti della politica italiana, a partire da Angelino Alfano e Denis Verdini, portabandiera dei voltagabbana ed espressione vivente di quel vizio italico del salto a molla sul carro vincente.

La sconfitta di Renzi, va detto con chiarezza, è anche la sconfitta di un mondo intero che su Renzi aveva scommesso e al cui successo aveva legato le proprie sorti politiche. E’ il caso, per quello che riguarda il Molise, del Presidente della Regione, Paolo di Laura Frattura, e del segretario regionale del PD, Micaela Fanelli. Insieme a quelle di Renzi, sarebbero auspicabili e dignitose anche le loro dimissioni. Ma non è il caso di illudersi, a parte Renzi non si dimetterà nessuno. Senza la sponda romana, le carriere politiche di Frattura e Fanelli sono definitivamente tramontate ma i due cercheranno di restare abbarbicati alle rispettive poltrone. Entrambi da Renzi attendevano una candidatura blindata alle prossime elezioni politiche; Frattura come onorevole via d’uscita dal Molise dopo una esperienza totalmente fallimentare alla guida della Regione, Fanelli come premio ad una stagione da segretario regionale del partito totalmente ripiegata sul renzismo più rampante. Aspettative tali, che hanno portato i due ad accettare il dileggio e le palate di fango che Renzi a profuso verso il Molise e, segnatamente, verso il PD Molise, additato a modello negativo e ridotto a zimbello davanti all’Italia intera. Renzi, è cosa nota, ha passato l’intera sua campagna elettorale a ripetere una giaculatoria: in Molise i consiglieri regionali del PD votano tutti NO per difendere i propri privilegi. Ora, che i consiglieri regionali del PD e, più precisamente, i consiglieri regionali in generale (con la sola eccezione dei 5 Stelle), pensino solo alla pagnotta è un fatto incontrovertibile. Tuttavia, fatta questa chiosa, il dato che conta è un altro. Ed è quello di popolo. La batosta che si profila in Molise per i renziani, è addirittura più sonora di quella che il PD si è buscato in Italia. In Molise il NO ha superato addirittura la soglia del 60%. Uno scoppolone che vuol dire solo una cosa, che la ricreazione è finita e che, questa volta, è finita per davvero. Tra qualche mese, probabilmente, si tornerà a votare in anticipo sulla scadenza naturale e, se questo accadrà, assisteremo a smottamenti anche in Regione. Frattura non ha alcuna possibilità di essere ricandidato alla guida della Molise, altrettanto Fanelli alla segreteria del PD. Al momento per i due si chiudono anche le prospettive di un approdo romano. Finito Renzi, finiti anche loro. Game over.

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