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sabato, Aprile 20, 2024

Cene inesistenti, riti abbreviati e sciocchezze conclamate. La stampa “libera&bella” ci riprova

AperturaCene inesistenti, riti abbreviati e sciocchezze conclamate. La stampa "libera&bella" ci riprova

di MANUELA PETESCIA

Puntuale, la stampa “libera&bella” prova a mescolare le acque e a confondere le idee. Pur di accreditare ad ogni costo una tesi colpevolista, allunga e restringe a proprio piacimento il codice di procedura penale. La realtà è che il grande bluff sta per essere smascherato.

La stampa libera&bella ci riprova.

Cerca di strafare e stradire come meglio può, pur di compiacere gli autori degli spartiti da suonare, a costo di prendere l’ennesima e grossolana stecca pur di distinguersi dal resto dell’informazione che ha dato, invece, correttamente la notizia.
La notizia è che nel procedimento in corso a Bari abbiamo chiesto il rito abbreviato, come è prassi nei casi in cui gli accusati abbiano già abbondantemente prodotto le prove atte a dimostrare la loro totale estraneità ai fatti contestati, rinunciando volontariamente alle garanzie e alle lungaggini del dibattimento nella piena consapevolezza che agli atti non ci sia uno straccio di elemento fondato o che altri, meno raffazzonati, ne possano emergere.
Ma la stampa libera&bella scrive che ieri, nel corso dell’udienza preliminare, abbiamo «deciso di accantonare l’ipotesi dell’archiviazione, chiedendo di essere processati con il rito abbreviato – che offre agli imputati, in caso di condanna, una riduzione di un terzo della pena».
Siamo cioè alle comiche finali, che allungano a dismisura la lista di scuse che dovrebbero agli ignari lettori per le loro ‘fantasiose’ e interessate cronache giudiziarie.
Solo per l’ultima (delle cronache giudiziarie), dovrebbero scusarsi un milione di volte:
Intanto per l’ignoranza conclamata con cui hanno indotto i lettori a credere che la sottoscritta e Fabio Papa, nel chiedere il rito abbreviato, rinuncerebbero all’archiviazione.
L’archiviazione è una possibilità che non è proprio prevista in udienza preliminare, ed è davvero sorprendente il “primonumero” di corbellerie che sfornano quei giornalisti quando trattano la materia giudiziaria, presi più volte con le mani nella marmellata mentre confondono le richieste di rinvio a giudizio con il rinvio a giudizio, gli indagati con gli imputati e i riti alternativi con i patteggiamenti.
In secondo luogo dovrebbero scusarsi per aver squallidamente taciuto ai lettori che allo sconto di un terzo della pena – chiedendo l’abbreviato – mirano solo gli imputati inchiodati ai fatti da PROVE SCHIACCIANTI, e quindi certi della condanna.
A meno che la stampa libera (soprattutto di compiacere) consideri una prova schiacciante il fatto che Frattura abbia prima messo nero su bianco – e non una sola volta:
1) di “essere certo”, anzi certissimo che la fantomatica cena si fosse svolta a ottobre;
2) di “essere certo”, anzi certissimo che la fantomatica cena potesse essersi svolta anche “negli ultimi dieci giorni di settembre”;
3) di “essere certo”, anzi certissimo di questo infinito nulla (!), visto che oggi si aggrappa disperatamente a qualsiasi data delle foglie cadenti d’autunno, come fosse un novello Verlaine “ecco ansimando e smorto, quando suona l’ora, io mi ricordo gli antichi giorni e piango… di qua e di là come la foglia morta”.
E ritratta le sua stessa e declinante memoria, Paolo Frattura, dopo che le celle telefoniche hanno già provveduto a smascherare le precedenti versioni.
Ma, a dirla tutta, le indagini tecniche (già estese a settembre e a novembre) escludono l’incontro a cena tra i quattro commensali anche in quei mesi.
A meno che, alla fine, non si trattasse della vigilia di Natale, il periodo più adatto per allietare una cena con palle e palline.

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